Pelli chiare, che si scottano facilmente, sensibili e soggette a eritemi. Ma anche epidermidi che non sono ancora state esposte al sole. Per tutte, un’unica risposta: massima protezione. Perché se è vero che il sole, dal punto di vista fisico e psicologico, fa bene, è altrettanto vero che, preso in eccesso e senza le dovute cautele, può procurare danni irreversibili alla pelle. In Australia i bollettini meteo ormai rendono noto anche l’indice di pericolosità delle radiazioni solari. Negli USA i dermatologi raccomandano solo esposizioni super-protette, senza mai scendere sotto il fattore 15, la soglia minima di sicurezza indicata dall’autorevole Skin Cancer Foundation. In Italia gli esperti sono più moderati, anche se, unanimemente, invitano a prendere le corrette precauzioni con creme ad alta protezione. Per sapere quali filtri scegliere, come e quando applicarli, leggete i consigli del professor Antonino Di Pietro, dermatologo a Milano.
Cosa indicano i numeri degli FPS? E qual è la differenza tra filtro americano e filtro europeo?
Il fattore di protezione 30, 40, 60 è un termine puramente orientativo. Un esempio: se una persona rischia l’eritema dopo 20 minuti di esposizione, applicando un solare con indice 4 può subire l’arrossamento cutaneo dopo 80 minuti. In questo caso, l’Fp 4 (fattore di protezione dai raggi UVB) è il risultato della divisione 80:20, che appunto dà il numero 4.
In genere, i filtri europei hanno un fattore di protezione che va da un minimo di 2 (corrisponde al 50% di raggi schermati) a un massimo di 13 (corrisponde a un’estinzione al 100% delle radiazioni solari), fino allo schermo totale di 30. Il sistema americano prevede altri numeri, più alti (fino a 60). Basta dividere la cifra per il numero due: cosi si ottiene la percentuale filtrante europea che per noi è un riferimento più comodo.
Filtro fisico e filtro chimico. Che cosa cambia?
Il filtro fisico è rappresentato da polveri micronizzate (ossido di titanio o di zinco) che, applicate sulla cute con creme, gel o emulsioni, respingono i raggi ultravioletti. Per essere più chiari: queste sostanze si comportano come piccoli specchi riflettenti. I filtri chimici (antranilati, benzofenoni, cinnamati…), invece, sono molecole in grado di assorbire i raggi ultravioletti depotenziandoli.
Esistono filtri che resistono per tutto il giorno?
No, non esistono filtri completamente stabili, capaci di resistere a lungo sulla pelle. L’efficacia dipende da molte variabili fra cui il sebo, i bagni, il vento, la temperatura corporea. Perciò l’applicazione sulla pelle va rinnovata spesso”.
Qual è la soglia del rischio eritema?
L’eritema è una risposta cutanea di allarme in seguito a una prolungata esposizione della pelle all’azione dei raggi UVB. Compare nelle zone fotoesposte con un forte arrossamento che tende a regredire in qualche giorno. La causa profonda? L’aumentato apporto di sangue ai vasi della rete più superficiale della pelle. Fenomeno che può anche implicare un aumento della temperatura locale.
Macchie e cheratosi: come evitarle?
Le macchie cutanee, dovute ad accumulo di melanina, devono essere schermate con fattori molto alti. Le cheratosi (accumuli di cellule cornee che causano ispessimenti cutanei palpabili) tendono, nei soggetti predisposti, ad aumentare con l’esposizione al sole. Anche in questi casi si consiglia un Fp alto: 30 europeo oppure 60 americano.