Per almeno vent’anni è stata la regina incontrastata dei trattamenti medico-estetici per la cellulite. La mesoterapia, originale tecnica terapeutica messa a punto dal medico francese Michel Pistor, consiste nella iniezione di farmaci, opportunamente diluiti, direttamente nella cute interessata dall’inestetismo. A dire il vero, la sua popolarità è stata a tratti offuscata dalla comparsa sul proscenio di nuove metodiche, quali l’ozonoterapia e l’elettrolipolisi; dopo i primi, inevitabili entusiasmi per quest’ultime, la vecchia mesoterapia ha tuttavia riguadagnato la fiducia degli addetti ai lavori e dei pazienti, in virtù della sua economicità, semplicità ed efficacia. E così, ogni giorno, migliaia di donne continuano ad affidare le proprie speranze a questo rituale invero un poco macabro, fatto di punzecchiature in serie. Decine e decine, ogni volta. La mesoterapia ha tuttavia limiti precisi: vediamo quali sono.
La mesoterapia è un trattamento sicuro al 100%?
No, non son tutte rose e fiori. La mesoterapia ha indicazioni e limiti precisi; inutile chiederle di risolvere completamente (e definitivamente) il vostro inestetismo; più ragionevole semmai attendersi un certo affinamento della silhouette nelle aree critiche. Soprattutto, inutile implorare il medico affinché non vi faccia male: la mesoterapia è alquanto dolorosa. Il liquido che viene iniettato, anche se in quantità limitata, provoca infatti un’intensa sollecitazione delle terminazioni nervose della cute; da parte loro gli aghi, di 4 o 6 millimetri di lunghezza, traumatizzando il derma, causano la rottura dei piccoli vasi sanguigni che lo irrorano. Quindi dolore lì per lì, qualche livido ed un po’ di indolenzimento nei giorni successivi.
Cosa fare per limitare gli effetti collaterali della mesoterapia?
Proprio per ridurre gli sgraditi effetti collaterali di questo trattamento, dopo adeguata gestazione è nato il SIT (dalle iniziali di Skin Injection Therapy), uno speciale dispositivo con il quale è possibile iniettare piccolissime quantità di liquido nella porzione più superficiale del derma, in modo pressoché indolore. Le dimensioni dell’ago sono infatti molto minori, per calibro e lunghezza, di quelle degli aghi per la mesoterapia classica; la speciale forma a campana del dispositivo dovrebbe contribuire dal canto suo alla ottimale penetrazione delle sostanze iniettate. Il risultato? Nessun fastidio e, ciò che più conta, nessuna ecchimosi evidente nei giorni a seguire. Insomma, niente più imbarazzo nel mostrare in piscina od in palestra le superfici corporee trattate.
I vantaggi specifici del SIT
Ma i vantaggi di questa innovazione non sembrano esaurirsi qui. Il fatto che si limiti la profondità dell’iniezione, non farebbe che potenziare il reale assorbimento cutaneo del farmaco, che non verrebbe rapidamente drenato nel circolo sanguigno, come avviene invece con la mesoterapia. Ciò permette l’impiego di quantità di prodotto molto minori, a tutto vantaggio del mantenimento di una buona condizione locale. Di qui il ricorso ad un nuovo termine per la metodica: microterapia. Per quest’ultima caratteristica, la nuova tecnica si propone inoltre come il metodo più razionale per la somministrazione di rimedi naturali, come i prodotti omeopatici, che delle piccole dosi fanno il loro tratto essenziale.
Qualcuno ha commentato la “novità” come il classico uovo di Colombo. Probabilmente è così. Qualcun altro si è chiesto: la microterapia funzionerà davvero? Il tempo, solo il tempo ne potrà decretare il successo o il fallimento.
Le prime impressioni sono tuttavia decisamente positive, tanto che la metodica, concepita all’origine per il trattamento della cellulite, vede ora spalancarsi orizzonti ben più vasti. Le sue caratteristiche la rendono infatti indicata nel trattamento di numerosi altri inestetismi, come il rilassamento cutaneo e le rughe; in questo caso il bersaglio non è il tessuto sottocutaneo, come nel caso della cellulite, ma il sottile e delicato derma che lo sovrasta, e nel cui contesto le microiniezioni vengono effettuate. Le basi teoriche, insomma, ci sono tutte: il resto lo farà l’esperienza del medico, e chissà che un giorno non si arrivi ad impiegare la microterapia anche nel trattamento di affezioni cutanee ben più serie. L’auspicio è che l’eventuale, improvvisa domanda del mercato, da un lato, e la scarsa competenza di operatori del settore “improvvisati” dall’altro, non finiscano per banalizzare questa tecnica ancora giovane e senz’altro meritevole di essere portata, nelle mani giuste, allo stato dell’arte. Il rischio in questo senso c’è, non ce lo nascondiamo.
A chi affidarsi per un trattamento di microterapia
Da parte vostra, come operare la scelta giusta? Innanzitutto fidandovi di chi già conoscete e stimate. Assicuratevi semmai che la nuova metodica sia già entrata a far parte del suo abituale armamentario terapeutico: fare da cavia non è un’aspirazione da sottoscrivere. Inoltre, fatevi sempre elencare i nomi (meglio ancora: mostrare le confezioni) di tutte le sostanze, farmacologiche e non, che il medico ha intenzione di iniettarvi. Non arrendetevi di fronte ad un eventuale, cortese diniego, magari motivato dalla originalità della formula: per legge il medico deve fornire al paziente tutte le informazioni richieste circa la natura e gli effetti dei farmaci somministrati. Non dimenticate di riferire prontamente eventuali allergie. Infine, cercate di conoscere preventivamente costi e tempi del ciclo di trattamento: le sorprese più amare giungono sempre alla fine.