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Le differenze fra punture di calabroni, vespe, api e come curarle

Con la bella stagione e le lunghe giornate passate all’aria aperta, può capitare di fare incontri con la puntura di un’ape, una vespa o un calabrone. I morsi di questi insetti, detti imenotteri, sono molto fastidiosi, dolorosi e potenzialmente pericolosi in caso di allergia al veleno fortemente irritante contenuto alla base del pungiglione. Sapere come comportarsi dopo una puntura di ape, vespa o calabrone è importante perché, spesso, sono proprio queste prime manovre a fare la differenza. 

La differenza fra ape, vespa e calabrone

Riconoscere la differenza tra ape e vespa

Vengono spesso confuse per il loro aspetto simile, ma esiste una differenza tra ape e vespa. L’ape si nutre di polline ed è preziosa per l’ambiente perché contribuisce al processo dell’impollinazione, fondamentale per il nostro ecosistema. Si presenta di colore giallo dorato con delle strisce più scure ed è leggermente pelosa. La puntura dell’ape causa la morte dell’ape stessa, per questo motivo l’insetto attacca solamente in casi estremi per difendersi da un ipotetico pericolo.

L'aspetto di un nido di vespe

La vespa invece si presenta con delle strisce gialle e nere più evidenti e sgargianti. Le vespe sono quelle che spesso svolazzano intorno alla nostra tavola alla ricerca di qualche residuo di cibo. Sono attratte soprattutto dagli zuccheri della frutta, dalle bevande gasate, ma anche da residui di carne o simili. Il pungiglione della vespa è lungo e sottile e può colpire la sua vittima ripetutamente, al contrario dell’ape. Alla famiglia delle vespe appartiene anche il calabrone. Questo insetto è simile a una vespa, ma molto più grande.

Come riconoscere le punture di api, calabroni e vespe?

Questi insetti dotati di pungiglione colpiscono raramente l’essere umano a patto che non si sentano minacciati. Vespe e calabroni possono però attaccare più volte perché il loro pungiglione è simile a un ago che entra ed esce dalla pelle. Diversamente, l’ape assalta solo se avverte un pericolo e muore subito dopo aver punto, in quanto la punta seghettata del suo pungiglione rimane “conficcata” nella carne della vittima.

In caso di puntura di un’ape è bene procedere in questo modo:

  • per prima cosa verifica se il pungiglione è rimasto nella pelle, perché va rimosso per evitare rischi di infezione o la formazione di un granuloma da corpo estraneo;
  • per eseguire correttamente questa manovra, bisogna capire qual è il verso con cui il pungiglione si è incastrato per poi raschiarlo lentamente (puoi usare uno strumento non tagliente come la parte non affilata di un coltello, una tessera plastificata tipo bancomat o, al limite, lo stecco di legno di un ghiacciolo) nel verso contrario rispetto a quello in cui il pungiglione si è conficcato. In questo modo eviterai di schiacciarlo ulteriormente. Evita le pinzette perché il sacco del veleno alla base del pungiglione potrebbe rompersi.

Dopo aver tolto l’eventuale pungiglione dell’ape, è possibile procedere con le cure, come nel caso delle punture di calabrone o vespa:

  • per prima cosa puoi applicare sulla pelle del ghiaccio avvolto da un canovaccio per almeno una decina di minuti;
  • se il gonfiore è scomparso è bene stendere una pomata antibiotica e poi proteggere la ferita con un cerotto, mentre se la reazione non si è placata è meglio optare per una crema cortisonica.

In genere, nel giro di uno o due giorni la parte colpita guarisce completamente.

Cosa fare quando si viene punti da un’ape: come togliere il pungiglione e curare la ferita

In caso di puntura d’ape, abbiamo già anticipato che la prima mossa da fare è rimuovere il pungiglione prestando attenzione a non romperlo causando un’ulteriore fuoriuscita del veleno. Per togliere il pungiglione dell’ape si può raschiare pian piano la zona colpita con la parte non affilata di un coltello nel verso opposto rispetto a quello in cui è infilato il pungiglione.

In seguito:

  1. Applicare del ghiaccio;
  2. Stendere un velo di pomata antibiotica o al cortisone;
  3. In caso di forte reazione mettersi in contatto con un medico.

Cosa fare quando si viene punti da una vespa o un calabrone

Per trattare la puntura di vespa il procedimento è simile. Applicare del ghiaccio sulla zona interessata e, all’occorrenza, un antistaminico o una crema al cortisone su consiglio del medico o dermatologo.

Non bisogna grattarsi per evitare di peggiorare la situazione: lo strofinamento potrebbe espandere più in profondità l’agente irritante trasmesso dall’insetto. Inoltre, se ci si gratta con le mani sporche, si potrebbe provocare una sovra infezione cutanea detta impetigine, reazione molto frequente soprattutto nei bambini, causata dal proliferare dei batteri.

Come nella prassi osservata per le punture di vespe e api, anche nel caso di punture di calabrone può essere necessario trattare per un paio di giorni la zona colpita con pomate e farmaci al cortisone.

In quali casi è necessario chiamare il 118?

Le punture di tutti questi insetti, se correttamente curate, vengono riassorbite dalla pelle (senza lasciare alcun segno) in un paio di giorni. In alcuni casi può verificarsi una reazione locale come un eritema o un indurimento accompagnato da prurito. In rari casi, le punture di imenottero possono causare una reazione più forte che può portare fino allo shock anafilattico: di fronte al sospetto, è necessario rivolgersi al pronto soccorso dove il paziente sarà trattato nella maniera più opportuna dal personale medico.


Dermatologo Plastico a Milano - Fondatore e Direttore Istituto Dermoclinico Vita Cutis

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