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Acne che non passa: come intervenire?

Che cosa accomuna ragazzi e adulti che hanno a che fare con brufoli e punti neri? Oltre all’imbarazzo, la scelta di non fare nulla aspettando che si risolva da sola o il ricorso a rimedi casalinghi, trucchi coprenti o prodotti consigliati da amici. Ma per curare l’acne ci vuole un trattamento personalizzato. Se i ragazzi faticano a superare l’imbarazzo di mostrare un volto imperfetto agli amici e ai compagni di scuola, gli adulti arrivano a essere più timidi e insicuri degli adolescenti e talvolta hanno persino difficoltà nelle relazioni sociali. È quanto emerge da una recente ricerca sugli effetti psicologici dell’acne, che non riguarda più solo i giovanissimi, ma sempre di più anche i loro genitori. Come affrontare, dunque, l’acne che non passa? Vediamolo insieme.

Quante sono le persone colpite da acne?

La malattia ha un picco di incidenza fra i 14 e i 28 anni, ma può esordire anche prima, intorno ai 10 anni, e prolungarsi ben oltre la trentina. Può comparire per la prima volta in età adulta, in persone che non ne avevano mai sofferto, o rimanifestarsi a distanza di anni dalla forma adolescenziale. Colpisce quasi nove adolescenti su 10 e dal 10 al 20 per cento degli adulti, non risparmiando neppure i bambini. Attualmente è una delle patologie cutanee più diffuse: copre il 4-8 per cento di tutte le dermatosi e il 15-20 per cento delle visite dermatologiche hanno come obiettivo la sua risoluzione. Tra coloro che decidono di affrontare il problema, solo il 20 per cento si reca da un dermatologo e un altro 10 per cento consulta il medico di medicina generale o il pediatra. Il resto si affida al fai da te o al passaparola, preferendo camuffare le lesioni con trucchi pesanti che peggiorano la situazione.

Come decidere qual è il trattamento più appropriato per un problema di acne?

Il trattamento deve essere personalizzato in base a diversi fattori: non solo età, ma tipo di pelle, stile di vita, forma e stadio dell’acne. Adolescenti e adulti hanno bisogni e aspettative differenti nei confronti delle terapie: i primi desiderano prodotti semplici da usare e che si asciughino subito, i secondi (specialmente le donne) desiderano creme gradevoli e hanno maggiori esigenze estetiche. Solo il dermatologo può indirizzare verso i trattamenti giusti. Il dato della ricerca secondo cui solo il 68 per cento degli acneici si reca dal medico è allarmante, perché non occuparsi del problema, sperando che passi da solo o, peggio, affidandosi a rimedi improvvisati e non scientifici può far evolvere l’acne verso forme più serie e difficili da trattare.

Propionibacterium Acnes: come eliminarlo

I meccanismi che entrano in gioco nella formazione di acne sono sempre più di uno: iperseborrea, ipercheratinizzazione e infiammazione. Il primo consiste in una produzione anomala di sebo (una miscela di sostanze grasse che, come una pellicola invisibile, riveste la superficie della pelle mantenendola idratata e protetta) che fuoriesce da piccoli canalini, i follicoli pilosebacei. Si suppone che ciò accada in individui che per natura presentano ghiandole sebacee in quantità e dimensioni maggiori del normale. L’ipercheratosi è una conseguenza: è la formazione di una sorta di tappo nella parte superiore del follicolo, che impedisce l’eliminazione del sebo e favorisce la comparsa di un piccolo rilievo biancastro, il comedone, che può essere chiuso (“punto bianco“) o aperto (“punto nero“). Nel primo caso, il dotto pilifero è completamente ostruito e il sebo rimane all’interno, nel secondo il contenuto può parzialmente fuoriuscire. Terzo: nei follicoli sebacei è presente un batterio, il Propionibacterium acnes, che nella pelle sana non causa problemi mentre, quando il sebo è prodotto in eccesso, prolifera liberando sostanze che favoriscono la formazione di comedoni e irritano l’epitelio del follicolo, scatenando la produzione di citochine, i mediatori dell’infiammazione.

Clindamicina in gel, farmaci a base di vitamina A e altri rimedi per l’acne

Cura dell'acne con clindamicina e vitamina APer le forme lievi o moderate di acne si usano farmaci a base di retinoidi, derivati della vitamina A, in crema, gel o soluzione liquida: aiutano a normalizzare la cheratinazzione e la formazione delle lesioni. Quando l’infiammazione è più evidente, vengono associati anche un antimicrobico in crema, come il benzoile perossido al 5-10 per cento, sostanze esfolianti, come l’acido azelaico al 20 per cento o l’acido salicilico al 3-5 per cento, antibiotici in crema, come la clindamicina, o per bocca: le tetracicline sono le molecole di prima scelta. Se non funzionano, si passa alla isotretinoina, un derivato della vitamina A efficace nelle forme più resistenti: agisce sull’infiammazione e la seborrea, riducendo i sintomi in breve tempo. I macrolidi invece sono utilizzati solo nei rari casi in cui le tetracicline sono controindicate.

Perché non bisogna protrarre troppo a lungo il trattamento antibiotico dell’acne?

Le linee guida internazionali suggeriscono una durata massima del trattamento antibiotico di tre mesi e la sospensione anticipata a sei-otto settimane nel caso in cui non si ottengano i risultati attesi. L’American Academy of Dermatology invita alla cautela nell’utilizzo di questi farmaci: l’acne non è una malattia infettiva, ma infiammatoria. L’obiettivo del trattamento antibiotico, sia locale sia per bocca, è eliminare il batterio Propionibacterium Acnes, anche se a questi farmaci è riconosciuto pure un effetto antinfiammatorio. Prendere un antibiotico quando non è necessatio non solo non serve, ma è anche rischioso. La resistenza dei batteri nei confronti di questi medicinali infatti è aumentata del 40 per cento in 20 anni e molti degli antibiotici incriminati sono proprio quelli per il trattamento dell’acne. Sulla questione è intervenuta anche l’Agenzia del farmaco sottoscrivendo un documento ufficiale insieme agli specialisti del settore. Raccomanda, per le forme di acne da moderate a gravi, l’associazione di un retinoide topico, come l’adapalene, con il benzoile perossido. Combinando i due attivi si ottiene un effetto antimicrobico ma, non trattandosi di un antibiotico, non si favorisce lo sviluppo di antibiotico-resistenza.

Quando passa l’acne?

Un altro errore frequente è quello di curarsi solo quando si vedono spuntare brufoletti e punti neri. L’acne è una patologia cronica e redicivante, cioè alterna momenti di malessere ad altri di apparente normalità. Richiede un trattamento a lungo termine, non una cura al bisogno. Ci vogliono pazienza e costanza per vedere i risultati. Per questo è importante seguire scrupolosamente le indicazioni del medico. Da ricordare: i medicinali in crema non vanno applicati sono sulle lesioni evidenti ma su tutto il viso, in piccole quantità. I dermocosmetici invece, cioè detergente e crema idratante, vanno usati sempre: contrastano l’eccesso di sebo, uniformano la grana cutanea, opacizzano le imperfezioni. In più compensano l’effetto disseccante dei farmaci e ripristinano il film protettivo della pelle.

Cure topiche per l’acne: i nuovi prodotti

In commercio si trovano moltissimi prodotti utili anche in caso di acne. Personalmente dopo 30 anni di attività come dermatologo, ottimi risultati si sono riscontrati con il complesso Alusil attivato da microspugne di argento, che esercitano un’azione antibatterica naturale, e Alukina, un composto a base di allume di rocca (astringente che normalizza la produzione del sebo e contrasta la proliferazione batterica con un abbassamento del pH cutaneo), Retinil palmitato (un retinoide a base di vitamina A, che aumenta le difese della pelle e regola la risposta infiammatoria) e acido 18-beta-glicirretico (estratto di liquirizia, che favorisce la cicatrizzazione delle lesioni e restituisce compattezza alla pelle). La crema va applicata mattina e sera e i risultati sono visibili dalle prime settimane. Gli studi dimostrano che può essere utilizzata senza rischi.

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Dermatologo Plastico a Milano - Fondatore e Direttore Istituto Dermoclinico Vita Cutis

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