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Due nuove cure per la psoriasi

Ci sono due interessanti novità per i pazienti che soffrono di psoriasi. La prima è la terapia rotazionale o combinata, la seconda l’introduzione dei farmaci cosiddetti immunomodulatori, in grado di agire direttamente su uno dei fattori che caratterizzano la malattia stessa, e cioè l’eccessiva proliferazione delle cellule della pelle. A dare l’importante annuncio che può contribuire a dare nuove speranze a sei milioni di italiani affetti dalla psoriasi è un noto ed esperto dermatologo, il professor Antonino Di Pietro, direttore del Servizio di Dermatologia dell’ospedale di Inzago (Milano) e docente di Dermatologia plastica all’Università di Pavia.

Che cos’è la terapia rotazionale e come può aiutare chi è affetto da psoriasi?

La terapia rotazionale per la cura della psoriasi è stata attuata per la prima volta nel nostro Paese dai dermatologi del Policlinico universitario Agostino Gemelli di Roma. Consiste essenzialmente nell’utilizzazione di tutte le principali terapie esistenti per combattere la malattia (corticosteroidi, Fans, ciclosporina A, metotrexate) sia per via orale sia locale, senza mai raggiungere dosaggi elevati di ogni singolo farmaco. In questo modo si possono sfruttare al massimo gli effetti positivi di ciascun preparato e limitare quelli negativi, che sono messi in evidenza dall’utilizzo intensivo. L’obiettivo finale è di sfruttare l’ampia offerta terapeutica disponibile, personalizzando le terapie sulla base delle specifiche esigenze del paziente.

Come agiscono, invece, i farmaci immunomodulatori?

I nuovi farmaci immunomodulatori agiscono riequilibrando il delicato meccanismo che regola la riproduzione delle cellule cutanee, compromesso dalla malattia. Infatti le lesioni tipiche della psoriasi sono dovute a un’alterata crescita delle cellule della pelle: le cellule normali dell’epidermide hanno un ciclo evolutivo di 28-30 giorni, mentre in una cellula dell’epidermide affetta da psoriasi il ciclo dura solo da 3 a 6 giorni. Questi nuovi farmaci appartengono al gruppo dei macrolidi, il più usato dei quali è il tracolimus, che può essere assunto per bocca o applicandolo sulle lesioni. Un passo avanti nella lotta alla malattia consiste nell’essere riusciti a utilizzare principi attivi potenti come il tracolimus direttamente sulla pelle e questo è stato reso possibile grazie a pomate con liposomi, che permettono di incrementare l’assorbimento cutaneo del preparato.

Everolimus per ridurre gli effetti collaterali dei farmaci immunomodulatori

È l’ultimo nato nella grande e importante famiglia dei farmaci immunomodulatori, si chiama everolimus ed è in corso di sperimentazione nelle principali cliniche dermatologiche italiane e straniere. Si tratta di un derivato della rapamicina, ed esattamente come gli altri farmaci della sua stessa categoria agisce cercando di regolare l’eccessiva proliferazione delle cellule cutanee, che è caratteristica nei malati di psoriasi. I risultati ottenuti in laboratorio con l’everolimus sono stati finora eccellenti. Infatti i ricercatori sostengono che questo particolare farmaco dovrebbe presentare ridotti effetti collaterali rispetto ai farmaci della sua categoria già esistenti, pur mantenendo intatta l’identica efficacia terapeutica. L’everolimus, che potrà essere assunto sia per bocca sia per iniezione intramuscolare, dovrebbe arrivare nelle nostre farmacie entro uno o due anni al massimo.

Dalla psoriasi si guarisce in modo definitivo?

La psoriasi è una malattia cronica dall’andamento capriccioso: può restare confinata per tutta la vita a manifestazioni secondarie, con lesioni solo ai gomiti o alle ginocchia, oppure in poche settimane evolvere rapidamente interessando l’intero corpo o quasi. Le nuove terapie permettono di contenere la malattia, impedendone la proliferazione e apportando grandi e importanti miglioramenti. Oltre ai trattamenti farmacologici sono disponibili altri strumenti terapeutici, come la fototerapia e il laser ad eccimeri, che danno buoni risultati.

La psoriasi è una malattia contagiosa?

Assolutamente no, possiamo dire che riguardi solo il paziente che ne è affetto con i suoi sintomi tipici: chiazze ispessite biancastre, generalmente in corrispondenza di gomiti e ginocchia. Spesso è interessato il cuoio capelluto, anche se virtualmente le lesioni possono colpire qualunque parte del corpo, ad ogni modo non si tratta di una manifestazione contagiosa. Tuttavia, se in famiglia vi sono stati casi di malattia, è più facile che si manifesti, soprattutto in concomitanza con eventi scatenanti di natura traumatica come grandi spaventi, delusioni o stress prolungato. Le cause della psoriasi, però, non sono note, anche se studi recenti indicano all’origine un disordine immunologico.

Le nuove cure per la psoriasi possono essere utili contro alle malattie?

Raggi ultravioletti a banda stretta e laser a eccimeri danno ottimi risultati nella cura della psoriasi, ma da qualche tempo i ricercatori si sono imbattuti in una curiosa coincidenza: questi medesimi strumenti si sono rivelati di grande beneficio anche in molti pazienti affetti da un’altra diffusa malattia della pelle, la vitiligine. Essa colpisce i melanociti, cioè le cellule che producono la melatonina, il “colorante” della nostra pelle che ci protegge dai raggi solari ed è caratterizzata dalla comparsa di macchie depigmentate sulla pelle. I ricercatori attualmente stanno studiando razione di queste radiazioni su entrambe le malattie e la loro positiva azione immunomodulante.

 


Dermatologo Plastico a Milano - Fondatore e Direttore Istituto Dermoclinico Vita Cutis

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