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AIDS: il preservativo è sempre sicuro?

AIDS: il preservativo è sempre sicuro?

Che i preservativi non fossero sicuri al cento per cento lo sapevano tutti. Fino a ieri però l’osservanza di alcune regole sull’uso del preservativo sembrava sufficiente per ridurre drasticamente il rischio di contagio da Hive e dell’Aids, mentre alcune ricerche hanno portato alla luce nuove lacune dell’uso del preservativo con hiv.

Come si trasmette l’AIDS?

Il virus dell’HIV si trasmette attraverso lo scambio di liquidi corporei infetti con questi non si intendono solo i più comuni fluidi seminali, ma anche latte materno, sangue e secrezioni vaginali. La trasmissione sessuale è la più nota e comune, soprattutto nei paesi meno sviluppati.Questo accade quando l’atto sessuale avviene senza l’uso di protezione o contraccettivi. I giovani possono essere particolarmente a rischio, quando il rapporto viene consumato quando ancora l’apparato genitale è più delicato e vulnerabile o ancora in via di sviluppo, questo può renderlo più vulnerabile a possibile lacerazioni e infezioni durante il rapporto che gettano le basi per una possibile trasmissione del virus HIV.

È possibile contrarre l’AIDS usando il preservativo?

Il preservativo è davvero sicuro contro la trasmissione dell’HIV? Alcuni studi americani hanno portato alla luce alcune lacune in questo strumento di protezione. La ricerca ha evidenziato la possibilità che le microscopiche particelle del virus potessero filtrare addirittura attraverso i pori della membrana. Lo avrebbe dimostrato un gruppo di ricercatori del Maryland, giunti a questa conclusione dopo una serie di esperimenti condotti sotto la guida della Food and Drug Administration, il più autorevole organo di controllo sanitario degli Stati Uniti. L’équipe medica americana ha accertato che su 89 preservativi dello spessore di 0,03 millimetri, scelti tra quelli delle tre maggiori case produttrici americane, 29 si sono rivelati positivi al test. Lo studio è stato progettato cercando di riprodurre il più fedelmente possibile le condizioni fisiche, anatomiche e chimiche del rapporto sessuale per una valutazione obiettiva i ricercatori hanno tenuto conto della pressione con cui avviene l’emissione dello sperma, della temperatura e del ph dell’ambiente genitale. La sola condizione che non è stata rispettata è la dinamica del rapporto. In altre parole, durante il rapporto, il preservativo viene stirato dalla pressione del pene. Per la realizzazione di questo esperimento invece i ricercatori si sono limitati a riprodurre le condizioni dell’eiaculazione.

Non è escluso dunque che nella realtà, la tensione della membrana del preservativo aumenti ulteriormente lasciando spazio all’eventuale passaggio dell’HIV. Per il test sono stati utilizzati degli organi maschili artificiali: dopo averli introdotti nei preservativi, sono stati immersi in recipienti contenenti un liquido molto simile alle secrezioni vaginali. Dai falli artificiali poi è stata “eiaculata” una sostanza chimica del tutto analoga allo sperma, ma contenente anche una certa quantità di microsfere fluorescenti in polistirene, del diametro di 110 nanometri, cioè milionesimi di millimetro. Il compito di queste microsfere era simulare la presenza di particelle di Hiv, anche se il diametro reale di queste molecole varia da 90 a 110 nanometri. Successivamente, il liquido contenuto nel recipiente è stato sottoposto a spettrofotofluorimetria, un esame che consente lo studio della luce fluorescente. Nel trenta per cento dei casi, le microsfere fluorescenti hanno attraversato il preservativo, questo vuol dire che è l’HIV può essere stata trasmessa con preservativo.

Come scegliere il preservativo giusto e conservarlo correttamente

La possibilità di contrarre l’AIDS con il contraccettivo dipende in gran parte dalla qualità e dalla buona conservazione dei preservativi e dall’ipotesi, sempre possibile, di un’eventuale rottura del preservativo. La temperatura è la prima cosa da valutare quando si sceglie un posto per la conservazione preservativi. Il lattice va infatti mantenuto alla larga da fonti di calore e luce, così come è opportuno evitare posti angusti. Dimentichiamo cattive abitudini come quella di trattenere il contraccettivo nel portafoglio o in tasca. Lasciare il preservativo in tasca o nel portafoglio, schiacciato e stimolato dai vari movimenti può alzare la percentuale di rottura e deterioramento. Altra cosa da sapere è che il preservativo ha una scadenza, perciò deve essere utilizzato entro la data riportata sulla confezione. Superato questo lasso di tempo il lattice comincia a deteriorarsi favorendo una cattiva applicazione del contraccettivo, ma sopratutto la sua non sicurezza.
Per scegliere il preservativo corretto è bene recarsi in farmacia o dal proprio dermatologo se si hanno note allergie al lattice per individuare il prodotto più adatto.

Cosa fare se il partner ha l’HIV e il preservativo si rompe?

Quando la rottura preservativo avviene durante il rapporto con un soggetto siero positivo il rischio  di contrarre l’HIV è evidente e per questo è subito consigliato rivolgersi al medico o dermatologo. In questi casi è possibile seguire una procedura chiamata PEP (profilassi post esposizione) che serve a contrastare il virus e il suo radicamento. È una profilassi d’emergenza che va eseguita entro le 48 ore dal possibile contagio e va proseguita per circa un mese, per questo sarà il medico a stabilire se è il caso di cominciare questo tipo di trattamento. La PEP presenta infatti alcuni effetti collaterali e per questo motivo non va presa con leggerezza o sottovalutata.

Sintomi e prevenzione dell’HIV: quali test fare e quando

Esistono esami del sangue combinati che ricercano particelle del virus HIV e degli anticorpi anti HIV che l’organismo produce una volta che scaturisce l’infezione. Possono far emergere la presenza del virus dopo circa 20 giorni dal contagio. Alternativa sono i test che ricercano solo gli anticorpi anti HIV ed è necessario eseguirli dopo circa 3/4 settimane dopo il possibile comportamento sospetto. È possibile anche eseguire dei test rapidi che prelevano piccole quantità di sangue e saliva, ma devono essere seguito da accertamenti ematici. Importante è sapere che la rapidità con cui si manifesta il virus è differente da soggetto a soggetto, per questo è opportuno condividere con il proprio medico.


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