La talassoterapia (dal greco thalassa, cioè mare) è una scoperta antichissima: già Ippocrate ne prescriveva l’uso, e con lui erano d’accordo Euripide ed Erodoto. Parecchio più tardi, lo studioso Russell consigliava “di bere e di cibarsi del mare”, insomma di sfruttare l’acqua salata con tutte le sostanze nutritive che in essa sono contenute. In Italia la talassoterapia sta conoscendo soltanto negli ultimi tempi un certo interesse, tanto che la prima beauty-farm mirata ai benefici del mare è sorta in Toscana, in provincia di Livorno, ma soltanto tre anni fa.
Come funziona la talassoterapia?
Un centro talassoterapico dispone di ampie piscine di varie dimensioni per permettere anche di effettuare la ginnastica a mollo. Esse prelevano direttamente acqua marina lontano dalla riva e ad almeno dieci metri di profondità per evitare ogni tipo di contaminazione da inquinamento e per avere un’acqua il più possibile pura, intatta nei suoi eco-equilibri, ricca così di sostanze nutritive: fondamentale, per un corretto funzionamento di questi impianti, è assicurarsi dunque un costante ricambio idrico. Accanto ai trattamenti termali classici (aerosol, idromassaggio, docce, irrigazioni) il centro talassoterapico deve avere un arenile per le sabbiature e saloni per i trattamenti fitoterapici mediante bagni o cataplasmi locali. Quindi uno staff medico dovrà seguire il paziente giorno dopo giorno assieme a un piccolo plotone di fisioterapisti, estetisti, dermatologi, cinesiterapisti e specialisti vari.
Chi trae beneficio dalla talassoterapia?
La talassoterapia è particolarmente indicata per ritemprare l’organismo dopo un periodo di affaticamento o di depressione, durante la convalescenza o per combattere l’invecchiamento. Ha anche indicazioni mediche precise in presenza di attacchi reumatici e postumi traumatologici. Alcuni stabilimenti attrezzati sono in grado di intervenire nella rieducazione dei pazienti che hanno disturbi neurologici o nei bambini con problemi di crescita. Le affezioni respiratorie (asma, bronchiti croniche, enfisemi, riniti, allergie ecc.) traggono, secondo gli studiosi, un notevole giovamento dal mare. E lo stesso accade per i disturbi intestinali e per quelli ginecologici. Ancora oggi, in certe aree costiere le donne prelevano campioni di acqua salata per effettuare le irrigazioni vaginali sfruttandone le proprietà disinfettanti. Se ai pazienti che soffrono di patologie cardiache la talassoterapia è controindicata, la stessa è un’efficace prevenzione contro le ostruzioni arteriose.
Perché i sali dell’acqua di mare fanno bene alla pelle?
Anche la pelle avrà modo di rilassarsi dalle tensioni a cui viene sottoposta quando siamo costretti ad andare di corsa da un piatto di spaghetti a una riunione, da un volo Milano-Roma alle code che ci incastrano dentro il traffico di città. Sotto la nostra cute c’è un fittissimo reticolo di terminazioni nervose che interessano le ghiandole sebacee, le ghiandole sudoripare, i cheratociti (cioè le cellule più esterne), i peli e i capelli. Di conseguenza ogni stress psicologico fa arrivare scariche nervose alla pelle. È noto per esempio che ragazzi che soffrono di acne, quando sono sotto pressione, magari per un’interrogazione a scuola, hanno un peggioramento visibile della pelle perché più colpita dalle stimolazioni nervose. Lo stress fa aumentare anche la produzione degli ormoni androgeni, responsabili dell’acne. I sali dell’acqua di mare abbinati a un’esposizione solare (elioterapia) possono invece avere effetti positivi nella cura della psoriasi. Si è visto infatti che i sali del mar Morto, per esempio, riescono ad allontanare per periodi abbastanza lunghi le manifestazioni tipiche di questa malattia rallentandone la comparsa. Sembra che questi fanghi aumentino il magnesio nelle cellule dell’epidermide. Nel caso della psoriasi, proprio l’anomala moltiplicazione di queste cellule è responsabile delle placche squamose tipiche della malattia. Attraverso esami particolari come la fotoflorografia, si e notato che il magnesio favorisce un riequilibrio nella formazione delle cellule.
Sabbiature al mare: come farle senza rischi
I bagni di sabbia sono trattamenti molto energici, ma se fatti senza controllo medico, possono dare violente reazioni allergiche della cute. Il primo consiglio è dunque la prudenza. Copritevi di sabbia quando il corpo si è già climatizzato alle temperature marine (quindi non il primo giorno di vacanza) ed evitate di insabbiarvi a stomaco pieno o peggio, nel periodo della digestione. Ricordate anche che la sabbia da impiegare deve essere perfettamente asciutta, altrimenti potrebbe avere effetti negativi sui dolori reumatici. Anche a casa propria si possono praticare cataplasmi locali: basta far scaldare la rena nel forno e metterla in un sacco di tela di dimensione sufficiente a coprire la parte da trattare. Quindi si applica il sacco ben caldo sulla pelle. Le sabbiature sono utili nelle affezioni ossee, in caso di decalcificazione, in presenza di reumatismi, artriti, sciatica e gotta.
Chi ha problemi alla volta plantare deve camminare a piedi nudi sulla spiaggia: otterrà un immediato, benefico rilassamento. Ecco ora qualche istruzione per un bagno di sabbia da autodidatti. Distendetevi e fatevi coprire con la rena calda in modo che soltanto il capo resti fuori, ma all’ombra. In caso di sete intensa sarà possibile rinfrescare il viso tamponandolo con acqua fresca o sciacquando la bocca senza inghiottire. Il primo bagno di sabbia non dovrà durare più di quindici minuti. Non appena si avverte la sensazione di traspirazione o di raffreddamento è bene liberarsi. L’operazione può essere ripetuta una seconda e, se lo riterrete opportuno, una terza volta. Quando è terminata la sabbiatura, immergetevi nell’acqua e rilassatevi.