La ruggine fa venire il tetano? No. Ecco un altro mito da sfatare. Non è la ruggine a scatenare la pericolosa malattia, bensì un batterio, il Clostridium tetani. Ma allora che c’entra la ruggine e perché viene sempre tirata in ballo? Scopriamolo insieme.
Il tetano si prende con la ruggine?
Per spiegarlo prendiamola un po’ alla lontana. Il Clostridium tetani, il batterio responsabile del tetano, si trova facilmente nell’intestino di diversi animali, come pecore, mucche, cavalli eccetera, che lo possono eliminare con le feci. Questo batterio sopravvive a lungo all’esterno sotto forma di spore. Come può arrivare la spora in un uomo? Per esempio con il morso di un animale infetto, oppure attraverso una ferita contaminata con le sue feci. A provocare la ferita potrebbe essere, solo per fare un esempio, la spina di una rosa su cui ci sono le spore, ma se un oggetto che si trova per terra, o comunque in ambienti esterni, è arrugginito è più probabile che si trovi lì da parecchio tempo, e quindi è più facile che sia stato contaminato. Infatti i casi di tetano, che non sono molto frequenti nel nostro Paese, riguardano soprattutto anziani che vivono in campagna e che non hanno fatto la vaccinazione antitetanica (in Italia è stata introdotta, nel primo anno di vita, a partire dal 1963, mentre prima era obbligatoria solo per i militari).
Quali sono i sintomi del tetano?
Tornando alla nostra spora, una volta penetrata nell’organismo può “attivarsi” e rilasciare una tossina molto tossica per il sistema nervoso. In particolare, la sua azione consiste nel risalire lungo le fibre nervose, compromettendo la trasmissione dei segnali fra un neurone e l’altro. li risultato sono contrazioni muscolari involontarie e molte dolorose, continue oppure “a crisi”. Se l’infezione riguarda una zona vicino alla testa anche i muscoli della faccia possono andare incontro a spasmi e provocare una contrazione dolorosa della bocca descritta come “riso a iena“. Altri sintomi possibili del tetano sono difficoltà a deglutire, agitazione, sudorazione, irritabilità. Quando la quantità di tossina è elevata la sua diffusione nel sangue può condurre a tetano generalizzato, spesso letale, a causa del blocco, fra l’altro, dei muscoli respiratori. Di solito il periodo di incubazione varia da 3 a 21 giorni, ma può essere anche più lungo.
Ferite superficiali: come scongiurare il rischio di tetano
Che cosa bisogna fare allora in caso di una ferita “sospetta”? Se è molto superficiale il rischio è in genere piuttosto basso. In questi casi di solito basta una buona disinfezione. Se invece è più profonda meglio farla valutare da un medico. Il dottore, oltre a fare una medicazione appropriata, potrà anche valutare il rischio di tetano e, nel caso, decidere se è opportuna una profilassi, che consisterà in una vaccinazione antitetanica, in un suo “richiamo” o, nei casi a maggior rischio, nella somministrazione di immunoglobuline specifiche. Il problema è che sono in pochi a sapere se e quando hanno fatto la vaccinazione antitetanica o perlomeno l’ultimo richiamo. Detto che se si è nati dopo il 1963 o si è fatto il militare (dopo il 1938) almeno una dose si dovrebbe averla ricevuta, il problema è che non c’è certezza sulla durata della protezione, quindi che dopo una decina d’anni sia opportuno un “richiamo”, che però in molti non fanno. Quindi, in sintesi: meglio risalire alla data dell’ultima dose di vaccino antitetanico che si è ricevuto ed eventualmente vaccinarsi e far vaccinare i propri figli, come raccomandato.