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Più che creme meno che farmaci

Creme all’acido lattobionico, per ridurre le rughe e ringiovanire il viso. Rossetti alla vitamina E per prevenire l’invecchiamento delle labbra. Gel alla vitamina K contro capillari e couperose: sono i più recenti frutti della dermocosmesi che abbina un principio attivo (vitamina, enzima, ormone) a un prodotto di maquillage utilizzando sostanze presenti di solito nei farmaci (per esempio l’acido retinoico, derivato dalla vitamina A). Nascono così i cosmeceutici: a metà tra farmaci e cosmetici. Con molte promesse: distendere le piccole rughe di superficie, levigare a fondo la pelle, dare luminosità al viso. Quelli più medicati, poi, promettono di curare disfunzioni e disturbi della pelle (acne, arrossamenti, desquamazione, prurito). Ma quali sono le sostanze che fanno di una crema un cosmeceutico (detto anche dermocosmetico)? Cosa ci si può ragionevolmente aspettare? E cosa dice la legge? Ne abbiamo parlato con Antonino Di Pietro, specialista in dermatologia a Milano e presidente dell’lsplad, International society of plastic dermatology.

1) La cosmesi è lanciata verso nuove frontiere: i cosmetici che curano. Che differenza c’è con quelli comuni?
La diversità sostanziale è la capacità di oltrepassare la barriera della cute e raggiungere il derma stimolando delle reazioni, per esempio la produzione di collagene e migliorando la vitalità dei tessuti. Quando addirittura non riparano danni come quelli causati dalle radiazioni solari, dall’inquinamento, dall’eccesso di secchezza. Alcuni cosmeceutici, inoltre, sono talmente potenti da essere consigliati dallo specialista e richiedere la ricetta medica.

2) Quali sono le sostanze che rendono così efficaci questi supercosmetici?
Tra i più nuovi e potenti ingredienti impiegati nei dermocosmetici: fitoestrogeni della soia, acidi grassi polinsaturi (omega 3 e omega 6), precursori della vitamina A come la retinaldeide, aminoacidi o enzimi come l’arginina, la leucina o l’isoleucina. Anche i flavonoidi: grazie alla loro azione sul microcircolo, favoriscono l’ossigenazione dei tessuti e quindi il ricambio cellulare.

3) Come agiscono?
I fitoestrogeni stimolano i fibroblasti, cellule che producono collagene ed elastina, e regolano la produzione delle ghiandole sebacee; gli omega 3 e gli omega 6, acidi grassi ricavati dal pesce e da alcuni semi oleosi, hanno una profonda azione idratante. I precursori della vitamina A, invece, stimolano il ricambio cellulare promuovendo la formazione di pelle più giovane, mentre l’arginina e la leucina agiscono sul metabolismo delle cellule e favoriscono il tono muscolare perché raggiungono tessuti profondi.

4) Come arrivano in profondità e con quali risultati?
Grazie ai liposomi e ai fosfolipidi, molecole carrier (trasportatrici) che hanno il compito di veicolare i principi attivi più in profondità attraverso gli strati epidermici fino al bersaglio, il derma. Se non ci si aspetta miracoli, i dermocosmetici possono mantenere quello che promettono: migliorare le microrughe di superficie e favorire la formazione di nuovo collagene ed elastina.

5) Durano nel tempo?
L’azione del dermocosmetico è limitata. L’efficacia massima si ha durante l’assorbimento del prodotto, due o tre ore dopo aver applicato la crema, e l’effetto dura circa mezza giornata. Quello che conta però è l’effetto cumulativo: spalmare tutti i giorni su viso, collo, décolleté la crema antiage (a base di acidi della frutta) aiuta a rallentare i processi di invecchiamento, soprattutto quelli causati dal sole. Dopo circa un mese, poi, si vedono risultati concreti in termini di riduzione delle rughe.

6) Come si usano in pratica?
Il consiglio, per i cosmeceutici “di bellezza” (antinvecchiamento, anticouperose, eccetera), è di utilizzarli per due o tre mesi e poi cambiare prodotto, seguendo anche le stagioni. Così, nei periodi caldi, si sceglieranno creme molto idratanti, capaci di trattenere acqua. Per esempio ricche di fosfolipidi, acido ialuronico e collagene. Quanto ai prodotti studiati per problemi specifici (acne, dermatiti, eccetera), vanno applicati su indicazione dello specialista sulla base delle caratteristiche della pelle. Sarà pertanto il dermatologo a stabilire tempi e dosaggi bilanciati, anche per evitare effetti secondari spiacevoli (per esempio, secchezza).

7) I cosmeceutici si trovano in profumeria?
No, solo in farmacia. Non possono essere venduti né in profumeria, né nelle erboristerie, né attraverso la grande distribuzione (magazzini, supermercati…).

8) Sono sottoposti a test prima di essere messi in vendita?
Si, quelli di tollerabilità ed efficacia del prodotto. Effettuati su volontari (di solito venti o trenta persone), consistono nel verificare se, dopo aver applicato la crema, il gelo lo spray, si presentano reazioni allergiche. Con appositi strumenti, poi, si misura l’azione del prodotto: per esempio l’elasticità della pelle prima e dopo l’applicazione. I test di tolleranza sono obbligatori, mentre quelli di efficacia vanno eseguiti solo rispetto alle proprietà del prodotto che vengono reclamizzate. Se sulla confezione di una crema c’è scritto che è idratante, dovrà essere dimostrato e certificato.

9) Esiste una regolamentazione che li classifichi?
Al momento no. Si può dire, estremizzando, che il dermocosmetico è “fuori legge”. Non lo si può considerare un cosmetico, visto che il suo obiettivo è proprio quello di penetrare in profondità, ma neppure un farmaco, di cui altrimenti dovrebbe seguire il lungo e complesso iter di approvazione. Non avrebbe senso, del resto, sottoporre un tale prodotto a una procedura di sperimentazione decennale, come quella in atto per i farmaci. Significherebbe far nascere una crema già superata da altre. Ogni due o tre anni, infatti, si individuano nuove molecole interessanti.

10) Come si potrebbe aggirare l’ostacolo?
Allargando la definizione di cosmetico. Permettendo cioè a questa classe di prodotti di avere anche un azione profonda. In questo caso, come del resto già sta avvenendo, la prassi sarebbe quella seguita per i comuni cosmetici e cioè la redazione di un dossier sulla tollerabilità del prodotto e la veridicità delle qualità reclamizzate. Così, se una crema viene pubblicizzata come antirughe, ci deve essere un attestato che ne garantisca l’efficacia, con tanto di schede tecniche sui singoli componenti del prodotto, che deve rimanere in mano all’azienda che lo produce a disposizione di eventuali controlli, per esempio dei Nas.


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