Le cellule del cuoio capelluto, proprio come quelle cutanee, si ricambiano: quando questo avviene in maniera naturale, le squamette che si staccano per lasciare posto alle cellule nuove sono piccolissime, tanto da non essere visibili a occhio nudo. Può succedere, però, che per ragioni varie la desquamazione aumenti: in questo caso, le cellule si raggruppano in squamette più consistenti che si notano sui capelli e, cadendo, finiscono sugli abiti.
La forfora secca
Più frequente negli uomini, in genere produce una sensazione di prurito che spinge a grattarsi, favorendo il distacco delle squamette, più o meno grandi.
La situazione migliora in estate e peggiora con il freddo, ma risente anche delle condizioni interne dell’organismo: lo stress, in particolare, soprattutto se prolungato nel tempo.
La forfora grassa
Quando la produzione di sebo è abbondante, le squamette più grandi e untuose non cadono, ma risultano ben visibili tra i capelli, che le tratengono con il loro sebo.
Il problema si lega spesso alla presenza di una dermatite seborroica, favorisce la comparsa di un fastidioso prurito e può rendere più facile la caduta.
Di qualunque tipo sia, la forfora nasce sempre da un processo infiammatorio a livello del cuoio capelluto: gli studi hanno verificato che in persenza del problema si notano raggruppamenti di cellule attorno ai piccoli vasi sanguigni.
Queste cellule liberano sostanze che servono a difendere il cuoio capelluto dall’infiammazione, ma che, al contempo, alterano il suo normale processo di ricambio. La serietà della forfora dipende, quindi, dal numero di focolai infiammatori e dal loro perdurare nel tempo. Il punto più controverso è legato al perché siano presenti.
Dermatite Seborroica: quali cure?
Il principale responsabile sembra essere un lietivo, il Pityrosporum ovale, che normalmente costituisce il 45% della flora dei microrganismi presenti sul cuoio capelluto. In presenza di forfora, questa percentuale sale al 75%: questo lievito scinde i trigligeridi che costituiscono il sebo in acidi grassi liberi, sostanze che provocano infiammazione.
La forfora in molti casi può essere risolta utilizzando uno shampoo specifico con sostanze in grado di agire in varie direzioni. Si tratta di detergenti che, pur decisi contro la forfora, hanno una base lavante delicata per evitare di irritare ulteriormente il cuoio capelluto e rispettare la delicatezza dei capelli.
Il piroctone olamina, lo zinco piritione, lo zinco e l’estratto di timo hanno una decisa azione antibatterica, che frena la proliferazione dei microrganismi a livello del cuoio capelluto. Estratti vegetali, come quello di ortica, bardana e salice aiutano a regolarizzare la prduzione di sebo per contrastare l’eccessiva untuosità di testa e fibra capillare, mentre agenti esfolianti portano via i depositi sqamosi, evitando che cadano sugli abiti. Melissa, luppolo e allantoina servono per alleviare il prurito, mentre gli oli, come quelli di oliva e alcuni frutti preservano la mrobidezza e la forza dei capelli.
I capelli che soffrono di forfora vanno trattati con particolare dolcezza.
Quando il problema della forfora è più severo e persistente, l’azione dello shampoo può essere potenziata o completata con l’utilizzo di trattamenti senza risciacquo sotto forma, per lo più, di lozioni e mousse che, grazie a un’alta concentrazione di principi attivi spesso di origine vegetale, intervengono decisi contro la formazione di squamette.
Sono indicati in modo particolare ai cambi di stagione (primavera e autunno), quando la forfora sembra riacutizzarsi.
Servizio di Alberta Mascherpa. Con la consulenza del professor Antonino Di Pietro, dermatologo a Milano e direttore dell’Istituto Dermoclinico Vita Cutis
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