L’angioma è comunque un problema cutaneo benigno, e a volte si riassorbe spontaneamente, nei primi due anni di vita. Ma che cosa si può fare quando è molto esteso e non da segni di voler scomparire?
Ho letto uno studio interessante, in merito, pubblicato sull’European Journal of Dermatology ed effettuato dai medici del dipartimento di dermatologia dell’Ospedale di Kasr Aini che ha sede nella capitale dell’Egitto, il Cairo. La cura consiste nell’utilizzo di un farmaco, chiamato propanololo, già noto ai cardiologi e utilizzato per controllare le aritmie del cuore.
Tuttavia, nell’ultimo anno, il propanololo sta trovando altri usi, specialmente in dermatologia e infatti questo farmaco ha dimostrato, in dose di un milligrammo per ogni chilo di peso del bambino, di poter far riassorbire completamente gli angiomi in un periodo di tempo compreso tra i due e i quattordici mesi. In alcuni casi, una volta sospesa la terapia, si è avuta la ricrescita dell’angioma. Tuttavia è stato possibile intervenire farmacologicamente una seconda volta, con pari possibilità di successo.
Non nascondo di avere alcune perplessità sulll’uso di un farmaco di questo genere, che nasce per agire sul ritmo cardiaco di chi lo assume, specie su pazienti di così giovane età. Ma lo studio parla chiaro: non non sono stati segnalati effetti collaterali negativi o significativi, per i piccoli pazienti sottoposti a questa sperimentazione clinica, probabilmente a causa del dosaggio di farmaco, limitato ma sufficiente a far regredire questo particolare tumore (assolutamente benigno, lo dico una seconda volta a scanso di equivoci).
Si apre quindi una nuova possibilità terapeutica per il trattamento dell’angioma? Posto che possiamo ottenere risultati davvero importanti grazie alla tecnologia laser, la via farmacologica non è da trascurare, specialmente quando il problema affligge un bambino, che non ha bisogno di tempi brevissimi per essere curato, dato che per lui non esiste un problema interiore legato all’aspetto. Inoltre ogni medico sa che i bambini mal tollerano gli interventi invasivi che possono essere, quelli sì, fonte di stress e ansia più di quanto non sia il problema che si intende curare. Ben venga quindi una cura più dolce contro l’angioma, non appena ne sarà ulteriormente dimostrata l’efficacia e la sicurezza.
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