UNA CORAZZA PER LA PELLE

Quasi uno su tre. Tanti sono gli uomini e le donne che, prima o poi, accusano un disturbo alla pelle di rilevanza medica: dalle dermatiti da contatto alle malattie infiammatorie come psoriasi o rosacea, ai tumori. Poi ci sono gli adolescenti alle prese con l’acne:qualche brufolo ce l’hanno tutti, mentre le forme più intense interessano circa il 15% dei ragazzi. E infine i bambini, colpiti sempre più spesso dalla dermatite atopica o eczema costituzionale.
Un esercito di pazienti più o meno gravi, ai quali finalmente la dermatologia ha molto da offrire. Per quella che è stata a lungo la Cenerentola delle scienze mediche, trattata con sufficienza dagli altri specialisti, è venuto il momento della riscossa. Negli ultimi vent’anni la ricerca ha fatto passi da gigante nella scoperta dei meccanismi alla base di molti disturbi e nella realizzazione di trattamenti sempre più raffinati, che puntano a interferire in modo specifico con le singole molecole responsabili delle malattie. In fase di sperimentazione, poi, ci sono già terapie con cellule staminali o terapie geniche. E di routine sono gli strumenti high tech, come la luce pulsata e i laser, per i quali si progettano sempre nuove modalità di emissione dell’energia, più efficaci e sicure. Di recente, per esempio, è stata proposta l’applicazione alle apparecchiature laser di dispositivi per il vuoto pneumatico. In pratica, prima di rilasciare l’impulso luminoso alla pelle verrebbe applicata una pressione negativa per portare gli strati sottostanti più vicini alla fonte luminosa. Così si potrebbe usare meno energia, riducendo gli effetti collaterali.
In realtà molti di questi avanzamenti sono venuti da un semplice cambio di prospettiva: la pelle non è più vista come un sacco di rivestimento, ma come un organo coinvolto in diverse funzioni fondamentali, a partire dalla difesa contro agenti estranei, mediata attraverso un dialogo continuo con il sistema immunitario, spiega Antonino Di Pietro, presidente della Società italiana di dermatologia plastica e autore di “Per la tua pelle” (Sperling&Kupfer). Le alterazioni cutanee non sono più semplici scuciture del sacco: macchie, vescicole, foruncoli, pruriti sono segnali che qualcosa all’interno non va.
Ed è da lì che bisogna partire per trovare una risposta. Con una duplice ricaduta. Da un lato, indicazioni sempre più precise su come salvaguardare la pelle: sole con moderazione, pulizia e trattamenti con prodotti adeguati, niente fumo (rilascia radicali liberi che infiammano e accelerano l’invecchiamento) e attenzione alla dieta, preferendo alimenti ricchi di acqua, vitamine e antiossidanti (frutta, verdura, cereali integrali). Sono principi di base antinvecchiamento, ma questi consigli fanno prevenzione, perché una pelle in salute si difende meglio dagli attacchi esterni e dai processi patologici, precisa Di Pietro.
Dall’altro, nuove strategie terapeutiche: i passi avanti più significativi riguardano malattie infiammatorie come l’eczema atopico, la psoriasi o l’acne. Si tratta dei disturbi dermatologici più comuni, sui quali ovviamente si è investito di più, commenta Di Pietro. Nei paesi industrializzati, per esempio, l’eczema atopico colpisce circa il 10% dei bambini, manifestandosi con la comparsa di arrossamenti, croste, vescicole e intenso prurito. Le cause precise non sono ancora note, ma si sa che possono essere coinvolti fattori genetici, allergie e reazioni ad agenti irritanti, come certi detergenti. La maggior parte dei piccoli pazienti guarisce completamente,ma alcuni rimangono predisposti allo sviluppo, in età adulta, di rinite, congiuntivite e asma allergico. La terapia tradizionale si basava sull’utilizzo di prodotti emollienti specifici e di creme a base di cortisone, magari in associazione a fototerapia, con esposizione a raggi Uvb o Uva. Negli ultimi anni, però, sono stati introdotti nuovi farmaci antinfiammatori e immunomodulanti molto più tollerabili del cortisone, come il tracrolimus e il pimecrolimus. Esistono approcci ancora più innovativi: secondo uno studio scandinavo pubblicato su “Lancet”, per esempio, la somministrazione di integratori alimentari con probiotici (batteri della flora intestinale, come il lactobacillus) durante le ultime settimane di gravidanza e l’allattamento aiuterebbe a prevenire l’insorgenza della dermatite atopica. Buone notizie aspettano anche chi soffre di psoriasi, malattia infiammatoria cronica caratterizzata dalla comparsa di chiazze rosse ricoperte di squame argentee, dovuta alla crescita eccessiva e all’accumulo di cheratoniciti, le cellule principali dell’epidermide. La malattia non può ancora essere sconfitta del tutto, ma negli ultimi anni si è salutato con grande entusiasmo l’arrivo di una nuova categoria di farmaci, i cosiddetti biologici, per i quali si è parlato addirittura di rivoluzione terapeutica. Le strategie di trattamento sono di tre tipi e possono essere usate da sole o in associazione. Cominciamo dalle creme, a base di derivati della vitamina D (calcitriolo, calcipotriolo e tacalcitolo) o della vitamina A (retinoidi), che riducono la moltiplicazione delle cellule cutanee, o a base di antinfiammatori come i corticosteroidi. Poi c’è la fototerapia con raggi ultravioletti. I Più usati sono gli Uvb a banda stretta, che stanno sostituendo la tradizionale Puva-terapia. La Puva-terapia prevede l’esposizione a raggi Uva previa somministrazione di psoraleni, farmaci fotosensibilizzanti che potenziano l’azione dei raggi: da buoni risultati, ma gli Uvb a banda stretta sono più convenienti e sicuri per il paziente. Utili, infine, anche i trattamenti per via orale, con il metotrexate, che inibisce la replicazione cellulare e modula il sistema immunitario, l’immunosoppressore ciclosporina o il retinoide acitretina, usato nei bambini. L’arsenale sembra ricco, ma non sempre basta a tenere a bada la malattia. Senza contare che, a lungo andare, la maggior parte di questi trattamenti presenta importanti effetti collaterali. Resta il fatto che avere a disposizione più molecole, magari da combinare con trattamenti di altro tipo, aiuta ad affrontare meglio il disturbo. Succede anche per l’acne, malattia infiammatoria delle ghiandole sebacee che tormenta gli adolescenti: fino a poco tempo fa i dermatologi riuscivano a fare ben poco: oggi, però, abbiamo a disposizione tecniche potenti, che ci permettono di curarla bene, afferma Antonino Di Pietro. Dalle semplici maschere ai fosfolipidi per le forme più lievi ai trattamenti con benzoilperossido (antimicrobico e antinfiammatorio), con antibiotici (clindamicina o eritromicina in crema, metaciclina per via orale) e con derivati della vitamina A, come l’isotretinoina, la grande novità del settore.
Specie per via orale, permette di ottenere risultati stupefacenti nelle forme più gravi con papule, noduli e cisti. È utile anche per affrontare l’acne adulta, che colpisce molto le donne dopo i 30-35 anni. Ma c’è una controindicazione: l’isotretinoina provoca gravi malformazioni fetali. Per questo non può essere somministrata a donne in età feconda che non usino sistemi contraccettivi e che non controllino ogni mese, con test ormonali, l’assenza di una gravidanza.
E se, passata l’acne, il viso è disseminato di cicatrici, si può intervenire con il laser frazionato. È una novità e agisce creando delle microabrasioni sulla pelle che stimolano il rinnovamento cellulare e guariscono in media in quattro, cinque giorni.

BOX

SAPORE DI SOLE

Le precauzioni secondo il dermatologo

E’ scattata la voglia di sole. Non è soltanto questione di moda: il sole può fare anche molto bene. Intanto all’umore, perchè stimola il rilascio di endorfine, le molecole del benessere. La luce solare, poi, favorisce la cicatrizzazione dei tessuti, stimola il ricambio cellulare, potenzia il sistema immunitario e svolge un’azione disinfettante. Per questo nei mesi estivi molti disturbi (psoriasi, eczema atopico, acne) migliorano.

Da dermatologo dico viva il sole.

A patto però di esporsi nel modo giusto, dichiara Antonino Di Pietro. Mai esporsi nelle ore centrali della giornata e applicare più volte al giorno buoni prodotti solari, scelti sulla base del proprio tipo di cute e tenendo conto del fatto che lo schermo non è mai totale. I prodotti migliori schermano sia contro i raggi Uva, quelli che penetrano più in profondità provocando invecchiamento precoce della pelle, sia contro i raggi Uvb, responsabili delle scottature. Entrambi i tipi di raggi possono alterare il Dna cellulare, dando il via alla formazione di tumori cutanei e melanomi. Assorbendo i raggi Uv, i filtri solari limitano questi fenomeni: rallentano l’invecchiamento e riducono il rischio di scottature, eritemi e tumori. Di recente si è scoperto un motivo in più per evitare di arrostirsi al sole: a far male non sono solo i raggi Uv, ma anche gli infrarossi, responsabili del riscaldamento dei tessuti, che non vengono schermati dai filtri. Il troppo caldo fa soffrire le cellule e sembra facilitare l’insorgenza di tumori, sottolinea Di Pietro.


Di Valentina Murelli

redazione

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