PELLE: STUDIO ISPLAD, PER GLI UOMINI ‘TRACOLLO’ ARRIVA DOPO I 50 ANNI

Resistono fino ai 50 anni, con i loro visi quasi perfetti, la pelle liscia, senza una ruga e a prova di pizzicotto. Ma superata la soglia del mezzo secolo, ecco che arriva il tracollo: solchi profondi, tonicità pari a zero, insomma una cute da fare invidia solo al proprio nonno. E questo il ritratto della pelle degli uomini italiani, tracciato grazie ai dati di uno studio effettuato dall’Isplad (International Society of Plastic-Aesthetic and Oncologic Dermatology) in collaborazione con Vichy e Agifar Milano. La ricerca è stata presentata nel capoluogo lombardo in occasione della tappa del Centro per la Pelle Sana 2006, campagna di sensibilizzazione rivolta ai cittadini.

Lo studio Progetto Cute Sana 2005, è stato realizzato con la collaborazione dell’Istituto di Ricerche cliniche e Bioingegneria (DermIng) e si riferisce alle informazioni raccolte durante l’edizione scorsa della campagna educativa di sensibilizzazione Centro per la Pelle Sana, che si è tenuta in nove principali città italiane. I dati, messi insieme nel 2005 attraverso l’osservazione clinica dello stato di invecchiamento della cute rispetto all’età anagrafica delle persone coinvolte, sono stati elaborati grazie a un particolare grafico a ragnatela.

In pratica viene assegnato alla persona un punteggio per ciascun sintomo di invecchiamento considerato, e si registra sul grafico corrispondente alla fascia di età. Una volta rilevati tutti i punti, si disegna il grafico e lo si confronta con quello della popolazione di riferimento. Il confronto fra i due grafici consente di valutare la situazione globale dell’aging della persona: in condizioni ottimali il grafico si trova all’interno di quello di riferimento. Se vi sono, invece, dei punti che fuoriescono dal grafico modello, questi stessi rappresentano i sintomi d’invecchiamento sui quali si dovrà intervenire con trattamenti mirati.
Per lo studio sono stati arruolati 2.408 individui (di cui 1.896 donne fra i 10 e i 95 anni e 512 uomini fra i 14 e gli 84 anni) divisi per fasce d’età: 30-40, 41-50, 51- 60, più di 60 anni. Sono state valutate: omogeneità vascolare, pigmentaria e microrilievo della superficie cutanea, livello d’idratazione, grado di sensibilità cutanea, rughe all’angolo esterno dell’occhio e a livello dei solchi nasogenieni, resistenza alla trazione e al pizzicamento e recupero dopo pizzicamento tramite osservazione dermatologica.
All’esame della sensibilità le donne sono risultate avere una pelle più intollerante rispetto a quella degli uomini: 29% contro 14%. È interessante sottolineare come la percezione personale di avere una pelle sensibile sia maggiore: 44% per le donne e 24% per gli uomini. Per quanto riguarda la valutazione d’invecchiamento cutaneo, risulta costante nella popolazione femminile e maschile fino ai 40 anni. Dai 41 ai 50 anni gli uomini hanno un peggioramento di alcuni parametri (rughe angolo esterno dell’occhio e omogeneità vascolare) rispetto a quelli delle donne. Poi, il sorpasso: dopo i 51 anni gli uomini hanno un peggioramento di tutti i parametri valutati.
E stata rilevata una correlazione fumo-invecchiamento cutaneo nella fascia d’età 41-50 anni: gli amanti delle bionde mostrano valori maggiori di invecchiamento per tutti i parametri in analisi rispetto ai non fumatori. In particolare, si nota un peggioramento per rughe del solco nasogenieno, grado di secchezza, resistenza al pizzicamento e recupero dopo pizzicamento. Ha influenza anche l’uso di una protezione solare: le persone che hanno dichiarato di non utilizzare mai un filtro anti-Uvb presentano valori dei parametri di invecchiamento più elevati soprattutto nella fascia 41-50 anni, rispetto coloro che utilizzano protezioni solari. Il discostamento risulta particolarmente evidente per le rughe dell’angolo esterno dell’occhio, del solco nasogenieno, e l’omogeneità pigmentaria.
Infine, le donne non sono solo le maggiori utilizzatrici di prodotti per la detersione e cura della pelle, ma anche le più abili nella scelta e nell’utilizzo: il 47% di loro, infatti, ne fa un uso corretto rispetto al 7% degli uomini. L’Isplad, ha commentato Antonino Di Pietro, presidente della società scientifica, ha deciso di realizzare una ricerca coraggiosa e impegnativa come studiare la pelle degli italiani. Nessuno studio era mai stato condotto su vasti campioni di un’intera popolazione così variegata per abitudini di vita e legami climatici come quella azzurra. Questo è sicuramente il primo passo per tracciare una strada importante, quella che porterà il dermatologo ad occuparsi da vero specialista dei problemi che fanno della pelle sana una pelle di cui prendersi cura.

(Com-Bdc/Adnkronos Salute)

redazione

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