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E il tattoo non c’è più

Aumenta il numero dei pentiti: nel 2004 sono state, in Italia, circa quattromila le persone che si sono rivolte al medico estetico per rimuovere i tatuaggi. I più decisi a farla finita? Le donne fra i 40 e i 50 anni, e i ventenni che, ormai vicini al mondo del lavoro, temono di fare una brutta impressione mostrando i segni di un colpo di testa giovanile. Ma cancellare i tattoo è possibile? Si, a patto che il disegno non sia troppo grande e profondo, dice Antonino Di Pietro, dermatologo plastico a Milano. Il metodo più diffuso ed efficace per eliminarli è il laser. Ne esistono diverse tipologie e ciascuna di esse prende il nome dalla sostanza che determina la lunghezza d’onda con la quale viene emessa l’energia luminosa. La scelta del laser dipende dal colore e dalla profondità del tatuaggio che si vuole cancellare: il medico, infatti, utilizza quello che emana l’energia della lunghezza d’onda più simile al colore del tatuaggio. Per esempio, il laser ad alessandrine viene utilizzato per eliminare i tatuaggi di colore blu, nero e verde; il neodymium:Yag emana due lunghezze d’onda, una per cancellare i colori scuri e l’altra per le tonalità a base di rosso. Infine, il Q-switch elimina qualsiasi colore. Ma i risultati sono duraturi? E quali rischi comporta l’intervento?

Sei idoneo al laser? Un test per scoprirlo

Prima di procedere al trattamento con il laser è necessario effettuare un test sulla pelle: il medico dirige la luce su una piccola porzione del disegno per verificare se il trattamento è efficace. A volte, infatti, a causa del tipo di pelle della persona, o della parte tatuata, o del tipo di lavorazione con la quale è stato fatto il tatuaggio, il laser può risultare inefficace. Se, per esempio, il disegno non è stato realizzato con apparecchi precisi (e ciò accadeva soprattutto in passato) può non esserci uniformità di colore e di profondità. In questo caso, il trattamento laser non riesce a eliminare del tutto il tatuaggio.

TRATTAMENTO

I laser agiscono selettivamente sul pigmento del disegno: l’energia emessa sprigiona una reazione termica che frantuma i granuli del colore in particelle piccolissime queste vengono successivamente assorbite dai macrofagi (particolari cellule che in questo caso funzionano da “spazzino”) che allontanano il pigmento dalla sede del tatuaggio. Generalmente il trattamento che si svolge in ambulatorio, non danneggia la superficie della pelle, non è neppure necessaria una vera anestesia: eventualmente si applica una pomata o si fa un’iniezione anestetica locale. Fra l’altro, in molti casi, grazie al fatto che gli impulsi laser sono di breve durata, il dolore è sopportabile.

CONTROINDICAZIONI

Se il tatuaggio è troppo grande o si trova in zone particolari (come a livello dei genitali) è sconsigliabile sottoporsi al trattamento. Lo stesso vale quando il test preliminare rivela che non è possibile raggiungere i risultati sperati.

EFFETTI

Nei giorni successivi al trattamento la pelle appare più scura e può formarsi una pellicina che cadrà da sola lasciando il posto all’epidermide nuova, senza pigmento. Per avere un risultato soddisfacente occorrono più sedute, a seconda del tipo di pelle, delle dimensioni del tatuaggio e della profondità del disegno. Per esempio, un tatuaggio sulla spalla o sul dorso, dove la pelle è più spessa, richiede tempi più lunghi. Generalmente occorrono 2-3 sedute, distanziate di almeno un paio di mesi l’una dall’altra.

RISULTATI

Non è comunque certo che il tatuaggio scompaia completamente. Possono comparire cicatrici ben visibili o la pelle può essere depigmentata. Insieme ai pigmenti, infatti, possono essere distrutti anche i melanociti, le cellule responsabili della produzione di melanina: la pelle, quindi, rimane come decolorata e non si abbronza.

BISTURI PER I DISEGNI PIU’ OSTINATI

In alternativa al laser, è possibile ricorrere all’intervento chirurgico sulla cute tatuata: l’operazione, in realtà, rappresenta sicuramente la tecnica più valida, perché permette di rimuovere il disegno in modo rapido e definitivo.

  • Prima di sottoporsi all’intervento è necessario verificare le dimensioni del tatuaggio e la sua posizione.

  • Durante l’operazione il chirurgo taglia e asporta la parte di pelle tatuata e poi procede alla sutura. L’intervento richiede l’anestesia locale e si effettua in regime di day hospital o in ambulatorio.

  • Dopo l’intervento non servono, in genere, altre sedute di rifinitura. I punti di sutura vengono tolti dopo una settimana. Solo se il tatuaggio è di notevoli dimensioni e necessario intervenire più volte.

  • È sconsigliabile la chirurgia cutanea in zone particolari (come le parti intime) o in presenza di disegni troppo ampi perché i risultati potrebbero non essere definitivi.

  • Alla fine resta solo una cicatrice lineare, sottile e contenuta, al posto del tatuaggio. Se l’operazione è stata ripetuta più volte la cicatrice sarà di lunghezza maggiore rispetto a quella del tatuaggio.

PIU’ DIFFICILE DA CANCELLARE SE…

  1. I tatuaggi sono stati fatti di recente. I disegni infatti con il tempo sbiadiscono, i contorni diventano meno netti ed è più facile rimuoverli. A patto, però, che i tatuaggi non siano stati ritoccati con sedute successive.

  2. La quantità di pigmento è eccessiva. Fortunatamente i moderni dispositivi elettrici di tatuaggio permettono di controllare meglio l’applicazione di colore sulla pelle. Le tecniche manuali usate in precedenza, invece, richiedono maggiore precisione: il tatuatore deve saper calibrare la forza durante tutta l’operazione.

  3. La pelle è sicura: la zona trattata può rimanere più chiara per qualche mese e solo con il tempo riprende la naturale colorazione.

  4. Il tatuaggio ha un colore particolare. Con il laser è difficile eliminare completamente i disegni gialli e azzurri e quelli realizzati con più colori, perché il fascio luminoso agisce su un pigmento per volta. Anche i tatuaggi sfumati risultano meno facili da cancellare.

  5. La sede è delicata: le zone più difficili da trattare sono il dorso delle mani o dei piedi sui quali, anche se viene asportato, il tatuaggio rischia di lasciare cicatrici permanenti. lo stesso discorso vale per la pelle del collo, del viso e di quella che ricopre i punti di flessione degli arti.

ABRASIONE: ROBA VECCHIA!

Fino a qualche anno fa la tecnica più utilizzata per la rimozione dei tatuaggi era la dermoabrasione, che consiste nell’asportazione meccanica (attraverso una rotella abrasiva) dei primi strati cutanei.

Per favorire la rimozione dei pigmenti più profondi, possono essere applicati sulla ferita sali o acidi che permettono ai pigmenti di affiorare in superficie per poi essere asportati. Ma queste sostanze irritano ulteriormente la pelle. Oggi la tecnica è stata abbandonata perché è molto dolorosa, richiede numerose medicazioni e una convalescenza lunga. Inoltre, la dermoabrasione può lasciare una macchia sulla pelle, paragonabile a quella conseguente a un’ustione, che mantiene la forma del disegno cancellato. Infine, essa può lasciare sulla cute una cicatrice al posto del tatuaggio.

redazione

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