Parole magiche, promettevano miracoli. Silicone, chirurgia estetica, liposuzione, mesoterapia. Evocavano seno nuovo e vita nuova, labbra carnose, nasi francesi, gambe snelle. Poi è arrivato il botulino e anche le rughe erano servile.
E hanno creduto in tanti. Potenziali pazienti ansiose di risposte e media in buona fede entusiasti di poterle dare. Gli inviti alla prudenza non sono mai mancati, ma davanti a bellezza e elisir di giovinezza si fa presto a passare per grilli parlanti immobilisti o molesti moralisti.
Quindi avanti tutta, finchè qualcuna non si è fatta male. E sono fioccate le prime denunce. Puntualmente, è successo con il silicone, i cui effetti collaterali devastanti non hanno risparmiato volti e corpi famosi. E ora è vietato. Poi è toccato alla liposuzione, che due anni fa a Firenze ha ucciso una donna e ne ha ridotto in fin di vita altre due. E proprio in questi giorni a Torino è in corso un processo a un medico accusato di avere deturpato due giovani modelle praticando la mesoterapia (vedi articolo a pagina 29). Infine il botulino, o meglio tossina botulinica, sostanza il cui uso è consentito soltanto in ambito ospedaliero e per pochissime indicazioni specifiche. Due noti chirurghi torinesi, sfruttando la sua azione paralizzante sul muscolo, l’hanno iniettata per spianare le rughe e ora sono indagati insieme alla farmacista che ha venduto il farmaco.
Proprio sull’uso improprio di questa sostanza il 21 giugno è stata presentata un’interrogazione al Parlamento europeo da parte del deputato di An Cristiana Muscardini, Ha raccolto la denuncia del dermatologo Antonino Di Pietro e degli altri 700 colleghi aderenti all’Isplad,la Società internazionale di Dermatologia Plastica, nata nel’99 come nuova branca della medicina che si occupa dei problemi legati all’invecchiamento cutaneo e a tutti gli inestetismi che coinvolgono la cute. “Nonostante l’uso iniettivo della tossina botulinica sia permesso per legge solo in ambiente ospedaliero, esclusivamente per cause patologiche oculistiche gravi e documentate (blefarospasmo e strabismo) – denuncia l’Isplad – si sta diffondendo in Europa un uso improprio extraospedaliero per scopi puramente estetici”. E poi elenca i rischi biologici di una paralisi muscolare estesa e protratta nel tempo: “Atrofia della cute per diminuzione della circolazione sanguigna; disturbi alla circolazione linfatica, facilità alle infezioni e comparsa di edemi; paralisi permanente dei muscoli e perdita del tono muscolare; disturbi nella trasmissione degli impulsi nervosi”.
Uno dei fini dell’Isplad è proprio quello di registrare tutti gli effetti collaterali di terapie e cosmetici, una sorta di Osservatorio Dermoplastico a cui riferire se si sono avute disavventure di questo tipo. E il professor Di Pietro, da solo, ne ha già raccolto una casistica ampia. “Proprio ieri mi si è presentata una giovane signora, incinta, a cui avevano iniettato silicone nelle labbra qualche anno fa. Non avevano più contorno, nè forma, e lei era disperata. A un’altra era stata iniettata una sostanza sotto una ruga. Il resto del viso era dimagrito, la sostanza è rimasta e dove c’era la ruga ora c’è un rigonfiamento. E sempre più spesso vedo facce trattate col botulino. La fronte immobile, gli occhi sgranati. Volti che hanno perso il dinamismo vitale”.
L’allame è giustificato dalle denunce, punta di un iceberg che deve ancora venire a galla, ma lo è ancor più considerando l’enorme potenziale di bisogni e aspettative in gioco in questo delicato settore. Il rapporto “Benessere e salute secondo gli italiani” del Censis indica in 36 mila miliardi il fatturato complessivo raggiunto nel 2000 dall’industria della bellezza e del benessere, e in 28 milioni gli italiani fra i 18 e i 75 anni che hanno mostrato crescente attenzione alla forma e al benessere del proprio corpo. Una domanda enorme che preme su medici, professionisti e operatori. Naturale pensare che qualcuno sia tentato di approfittarne. Chi dovrà vigilare? Lo abbiamo chiesto alle principali istituzioni coinvolte.
Il ministero de1la Sanità fa sapere di non avere “competenza in materia di controlli su centri di cosmetica e/o estetica, ricadendo gli stessi sotto la vigilanza delle Regioni”. Quanto alla Botulinum Toxin, il ministero dichiara che è “principio attivo di specialità medicinali autorizzatè all’immissione in commercio con impiego limitato nell’ambito degli ospedali o delle strutture assimilate. La suddetta sostanza non è presente nell’inventario europeo degli ingredienti cosmetici di cui alla decisione della Commissione dell’8-5-1996 che stabilisce l’inventario e la nomenclatura comune degli ingredienti utilizzati nei prodotti cosmetici, nè è presente negli allegati tecnici alla Legge 713/86 e successive modifiche e integrazioni, concernenti le sostanze vietate nei prodotti cosmetici e il cui uso è sottoposto a determinati limiti e/o restrizioni”.
In sostanza, la tossina botulinica non è nè indicata come ingrediente cosmetico nè ufficialmente proibita. Forse anche per questo il dibattito è aperto e lascia spazio a posizioni differenti. “Americani e francesi hanno cominciato a usarla in casi di spasmi muscolari importanti dal’91, e nel’97 anche per le rughe, quindi in campo estetico”, dichiara Emilio De Lipsis, docente di Medicina interna all’università di Roma Tor Vergata e consulente scientifico del Codacons, il coordinamento che riunisce le associazioni in difesa dei diritti dei consumatori. “Si tratta di applicazioni ben documentate su riviste scientifiche internazionali. Dirò di più, io lo farei fare a mia moglie. I veri inconvenienti possono derivare da una non corretta applicazione, da una non completa padronanza dell’anatomia”. Il consulente del Codacons invita alla riflessione, ammettendo che si tratta di un campo del tutto nuovo anche per loro. “Un po’ mi ricorda i tempi in cui si incominciava a usare Tac e risonanza magnetica. Anche allora si paventava di tutto e io passavo per un irresponsabile. Forse è un passaggio obbligato per tutte le novità”.
Resta il fatto che la domanda è enorme, il business pure e le conseguenze impreviste, basti pensare al delicato campo delle allergie, non sono invenzioni. Il cittadino deve sapere che c’è un’autorità che vigila, e qual è.
Il ministero, si è visto, ha indicato le Regioni. Controllano attraverso i dipartimenti di prevenzione all’interno delle Asl. La vigilanza sui centri estetici, che vengono autorizzati dal Comune, compete al servizio di igiene pubblica. “Presso ciascuna Asl è stato creato un organismo di vigilanza sulle strutture sanitarie (case di cura private, ambulatori, studi medici) che va generalmente sotto il nome di Commissione di vigilanza e raggruppa professionalità mediche e non, in grado di giudicare l’operato delle varie strutture – ci spiega un funzionario della Asl che ha fatto parte della Commissione di vigilanza presso la Asl di Torino – . Nessun organo di vigilanza, però, riuscirà mai a vigilare 24 ore su 24”.

redazione

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