Le armi contro il melanoma

Il melanoma è un tumore della pelle molto subdolo: all’inizio può nascondersi sotto l’apparenza innocua di un neo. Ma oggi questa forma di cancro si può sconfiggere, perfino se è già in fase avanzata. La notizia arriva dalla V Conferenza mondiale sul melanoma che si è tenuta recentemente in Italia. “Adesso conosciamo meglio questo tipo di tumore” spiega Natale Cascinelli, direttore scientifico dell’Istituto dei tumori di Milano e presidente del Gruppo melanomi dell’Organizzazione mondiale della sanità. “E per questo abbiamo messo a punto strategie estremamente efficaci”. Le armi per combattere il melanoma sono tre. La prima è l’autoesame, cioè un controllo dei nei che tutti possono fare da soli, a casa. E’ la forma di prevenzione più utile, perchè permette di scoprire precocemente eventuali problemi. La seconda arma è la visita periodica dal dermatologo. Che, oltre a esaminare tutti i nei, può tenere sotto controllo quelli sospetti, cioè quelli che potrebbero diventare un melanoma. La terza arma è una nuova tecnica chiamata linfoscintigrafia: si usa per aumentare le probabilità di guarigione quando si scopre un tumore già in stadio avanzato. Vediamo, allora, in che modo fare l’autoesame, come si svolge la visita dal dermatologo e cos’è la linfoscintigrafia.

L’autoesame. I nei sono ‘grumetti’ di melanina che si formano nella pelle prima della nascita. Alcuni sono superficiali e visibili; altri, profondi, migrano verso l’esterno e compaiono con gli anni. Può succedere che le cellule dei nei degenerino e che questo si trasformi in un melanoma, cioè in un tumore maligno della pelle. In questo caso la macchia cambia nella forma, nel colore o nella dimensione. Naturalmente il fatto che un neo si trasformi non significa per forza che è diventato un melanoma ma i cambiamenti devono essere segnalati al medico. E per questo è importante controllare la pelle ogni sei mesi. Se siete soggetti a rischio l’autoesame va fatto ogni tre mesi. Durante la Conferenza mondiale, gli specialisti hanno fatto l’identikit delle persone che si devono controllare più spesso. Sono quelli che hanno la carnagione chiara, i capelli biondi o rossi e gli occhi azzurri; coloro che si abbronzano con difficoltà e si scottano facilmente o che hanno un familiare che ha avuto un melanoma. Può predisporre alla malattia anche aver avuto ustioni solari con vesciche da bambini (cioè prima dei 15 anni) e avere l’abitudine di prendere il sole nelle ore pericolose, cioè tra le 12 e le 15. “L’autoesame permette di accorgersi subito se un neo ha subito dei cambiamenti” spiega Antonino Di Pietro, specialista in dermatologia a Milano e presidente dell’Isplad (la Società internazionale di dermatologia plastica). “In questo caso, serve un controllo medico”. Per fare l’autoesame mettetevi davanti a un grande specchio, sotto una luce intensa e con un secondo specchio a portata di mano. E iniziate a controllare ogni punto del corpo. Non dimenticate, in particolare, la zona sotto le braccia, la pianta dei piedi, l’inguine e lo spazio tra le dita. Guardate anche la cute sotto i capelli: se li avete lunghi, apriteli aiutandovi con il getto d’aria del phon.

La visita. Andate dallo specialista una volta all’anno, preferibilmente prima dell’estate. Se siete a rischio di melanoma, ripetete la visita ogni sei mesi. “Per identificare i nei sospetti il dermatologo li osserva, innanzitutto, a occhio nudo” dice Di Pietro. “Se ne trova uno a rischio, per esempio con una forma irregolare, oppure di colore nero intenso, vi fa la dermatoscopia. E’ un esame indolore che permette di sapere senza incertezze se si tratta di un melanoma. E di stabilirne la gravità. In pratica, si appoggia sul neo una telecamera simile a una lente di ingrandimento, che vede il tumore in profondità”.

L’intervento. Oggi l’intervento chirurgico per asportare il melanoma si fa in day hospital e in anestesia locale. Il tumore viene eliminato con uno speciale bisturi che scava in profondità. E si può guarire anche se la malattia è in fase avanzata, grazie alla linfoscintigrafia. “Durante l’operazione, il chirurgo inietta nella zona intorno al tumore una sostanza radioattiva” continua Cascinelli. “Che permette di individuare il linfonodo sentinella. E di capire così se il tumore si è diffuso anche agli altri linfonodi. Il chirurgo manda ad analizzare un piccolo campione del linfonodo sentinella e, se questo contiene cellule maligne, con un secondo intervento lo toglie insieme ai linfonodi vicini. In questo modo non si rischia che il tumore si diffonda”.

Cinzia Testa

redazione

Recent Posts

Rigenerazione cutanea su misura: per ogni pelle la sua soluzione

Proprio come accade con il resto del nostro organismo, anche la pelle ha delle necessità…

2 anni ago

Filler riassorbibili o permanenti: differenze e possibili rischi

L’Italia è uno dei Paesi al mondo in cui si ricorre maggiormente all'iniezione di filler.…

3 anni ago

Tatuaggi e nei: quali rischi?

Tra alti e bassi, quella dei tatuaggi è una moda che non cessa di esistere,…

3 anni ago

Come rinforzare le unghie: rimedi per mantenerle sane e belle

Non tutti lo sanno ma le unghie sono un vero e proprio specchio della nostra…

3 anni ago

Viso stanco al rientro dalle vacanze: rimedi e trattamenti

Al rientro dalle vacanze estive, complice la ripresa della abituale routine quotidiana, il viso può…

3 anni ago

Digital aging: come contrastare l’invecchiamento digitale

Videocall, esposizione costante alla luce blu dei monitor, stanchezza e insonnia provocate dall’uso continuo dei…

3 anni ago