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I NEMICI DELLA PELLE AL SOLE

L’estate finalmente ci spoglia. Le gambe nude risaltano sotto le gonne corte mentre scollature e spacchi mostrano, maliziosi, il seno, le spalle, la schiena. Più le giornate si fanno calde e più la pelle si trasforma nell’abito ambrato che rende la maggioranza delle donne ricche di una nuova sensualità. Ve ne sono alcune, però, che vedono nella stagione calda un nemico dato che le obbliga a mettere in mostra alcune malattie della pelle: psoriasi, vitiligine, funghi, cheratosi seborroiche rappresentano infatti per molte donne (ma anche uomini) la fonte di disagi e complessi. Con l’aiuto del dottor Antonino Di Pietro, dermatologo milanese, prendiamo in considerazione queste malattie, vediamo di che cosa si tratta caso per caso, quali sono le cure più all’avanguardia e quelle che pur essendo ancora in fase sperimentale consentono un certo ottimismo nel futuro.

VITILIGINE
Che cosa è. La nostra pelle è ricca di melanociti, le cellule che producono la melanina, il pigmento che dà colore all’epidermide e che agisce da schermo contro i raggi solari pericolosi (l’aspetto più evidente del lavoro dei melanociti e proprio l’abbronzatura). Ebbene, in casi particolari, i melanociti migrano lasciando alcune zone “in bianco”; analizzando al microscopio elettronico queste chiazze più chiare si nota infatti la totale assenza dei melanociti. “La vitiligine può comparire improvvisamente a qualsiasi età ma non si conosce il motivo che scatena l’allontanamento dei melanociti”, spiega il dottor Di Pietro. “Si sospetta che l’organismo fabbrichi degli anticorpi che attaccano queste particolari cellule distruggendole. La comparsa delle chiazze è comunque quasi sempre legata a uno stress emotivo, a un forte dispiacere oppure a una grande tensione emotiva”.

La vitiligine può colpire molte parti del corpo: il tronco, gli arti, il viso. Non è infettiva ne contagiosa.

Come si cura. Si parla molto in questi ultimi tempi di una nuova terapia messa a punto da ricercatori cubani che consiste nello spruzzare sulla pelle una soluzione alcolica abbinata a melagenina, una sostanza estratta dalla placenta umana. La cura è lunga (cinque, sei mesi), si applica il prodotto nelle zone colpite dalla vitiligine cinque o sei ‘volte al giorno e quindi ci si deve esporre ogni volta per circa un quarto d’ora alle apposite lampade a raggi infrarossi.

“I medici cubani assicurano che i risultati sono ottimi, ma per ora la dermatologia ufficiale non ha dati sufficienti per pronunciarsi a garanzia di questa cura”, commenta prudentemente il dottor Di Pietro.

Nella terapia della vitiligine il risultato può essere considerato definitivo,o comunque a lungo termine, quando in seguito ai vari trattamenti tutta la chiazza si ripigmenta. Se, invece,si interrompe la cura prima che la chiazza abbia completamente riacquistato il colore naturale, l’insuccesso è assicurato.

La strada terapeutica più consolidata e seguita fino ad oggi consiste nel somministrare al paziente particolari sostanze, gli psoraleni, che sollecitano i melanociti presenti ai confini delle chiazze a produrre abbondante melanina: Subito dopo si ricorre a una serie di sedute di raggi ultravioletti per attivare la ripigmentazione delle parti bianche.

Gli psoraleni, tuttavia, hanno alcune controindicazioni: “Non possono essere assunti da tutti”, conferma il dermatologo “sono tassativamente sconsigliati, per esempio, a chi soffre di disturbi al fegato”.

Novità per il futuro. Si sta sperimentando la “melanina artificiale” da inserire in apposite creme. La si ottiene colonizzando particolari yirus su piante di cavolo e broccoli che come è stato dimostrato, mettono in moto un particolare processo biochimico che induce queste piante in modo da produrre una melanina simile a quella umana.

Precauzioni. Va riservata particolare attenzione alle esposizioni ai raggi ultravioletti del sole dato che l’epidermide nelle zone colpite dalla vitiligine, risulta totalmente priva di difese. Per evitare dolorose ustioni vanno usati prodotti solari a schermo totale o molto alto.

PSORIASI
Che cosa è. Le ultime ricerche tendono a dimostrare che con la psoriasi si nasce. Poi la malattia resta latente fino a quando non viene scatenata da un evento stressante particolarmente grave. Sono macchie rosse causate da un ricambio estremamente accelerato di cellule cornee che si accumulano in superficie. Man mano che lo strato si ispessisce, si formano vere e proprie croste, dure e biancastre. La psoriasi sceglie alcune sedi del corpo ben precise: gomiti, ginocchia, cuoio capelluto, regione sacrale, unghie (in quest’ultimo caso compaiono delle depressioni puntinate come provocate da uno spillo).

Come si cura. Si ricorre a creme cheratolitiche (acido salicilico, catrami vegetali, zolfo) che hanno lo scopo di sciogliere gli accumuli di cellule cornee. Il sole è un grandissimo amico per chi soffre di psoriasi; al mare, infatti, le macchie regrediscono completamente. Anche in questo caso il medico propone spesso la terapia PUVA, cioè psoraleni e raggi UVA.

Novita per il futuro. Si sta sperimentando l’uso della ciclosporina A, un farmaco già in uso per bloccare la riproduzione delle cellule tumorali.

FUNGHI
Che cosa sono. Spesso si notano sulla pelle delle piccole macchie chiare che tendono a dilatarsi rapidamente dando al corpo un aspetto a mosaico. Contrariamente a quanto si crede si tratta di una eredità invernale. I dermatologi parlano di Malasetia furfur ed è un fungo presente normalmente sulla nostra pelle e che in certe particolari condizioni ambientali (eccesso di sudorazione, di sebo, alterazione del pH cutaneo) prende il sopravvento e forma le piccole chiazze bianche che si notano a occhio nudo solo in estate quando il sole abbronza il resto del corpo, L’accumulo del fungo, infatti, provoca una specie di “ombrello” che consente un’abbronzatura estremamente superficiale.

Una volta si riteneva che il fungo fosse trasmissibile per contatto mentre oggi si è stabilito che può vivere solo nel proprio “terreno”, cioè l’epidermide di chi lo ospita: non si viene quindi contagiati dal contatto con il salviettone, la sdraio, la maglietta di chi ne soffre anche se un po’ di prudenza vale sempre come normale regola igienica.

Come si cura. La sera, dopo la doccia, si applica l’apposita crema antimicotica (a base di chetoconazolo) nei punti colpiti dal fungo. La cura va proseguita per circa dieci giorni con applicazioni quotidiane. L’anno seguente è bene ripetere la terapia prima di andare al mare.

NEO
Che cosa è. Può essere di due tipi, piano 0 fibromatoso. Il primo va esaminato con maggiore prudenza rispetto a quello in rilievo. “Il neo piatto, con pigmentazlone marrone scuro e dai bordi irregolari va sempre tenuto sotto controllo”, spiega il dottor Di Pietro. Il neo fibromatoso, quello cioè in rilievo, invece degenera raramente e può essere tolto in qualsiasi momento”.

Come si cura. Se i lineamenti del viso, quindi, perdono la loro purezza a causa di uno o più nei basta chiedere al medico di asportarli con il laser. SuI neo fibromatoso compaiono a volte peli che lo rendono terribilmente antiestetico. “Se il neo viene traumatizzato può aumentare di dimensione”, avvisa il dermatologo “se, quindi, si vogliono eliminare i peli bisogna strapparli con un gesto secco o tagliarli alla base con le forbicine”.

Precauzioni. Se l’asportazione del neo avviene nella stagione calda la parte va poi protetta con creme schermanti a protezione totale. Attenzione a non strappare la piccola crosticina che si forma sulla pelle che deve cadere da sola nel giro di una settimana.

CHERATOSI SEBORROICA
Che cosa è. Sono accumuli di cellule cornee cementate dal sebo con un aspetto spugnoso di colore marrone. Compaiono in genere dopo i trentacinque anni e tendono ad ispessirsi.

Come si cura. Si vaporizzano con il laser o con il diatermocoagulatore nel giro di pochi minuti, non restano cicatrici e le placche scure non si riformano più. In alcuni casi il medico ritiene necessaria una leggera anestesia locale.

Precauzioni. Evitare l’esposizione al sole per almeno quindici giorni dopo l’intervento.

di Patrizia Carcassoli

redazione

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