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Malattie Trasmissibili Sessualmente: il calendario di Venere


Un’utile agenda che indica dopo quanto tempo dal rapporto a rischio si manifestano le più comuni malattie trasmissibili sessualmente, quali caratteristiche hanno, come si possono diagnosticare e curare

Altroché romanticismo e amore. Secondo un recente studio pubblicato su Nature Communications, a indurre l’uomo ad abbandonare la poligamia in favore della monogamia non sono stati i sentimenti, ma la più prosaica necessità di proteggersi dalle malattie a trasmissione sessuale, dette anche veneree in ricordo di Venere, la dea dell’amore. Un tentativo che non è tuttavia riuscito ad arginarle, se è vero che nel corso dei secoli questo genere di infezioni è sempre stato assai diffuso.

Anzi, negli ultimi anni è pure in crescita, almeno stando a recenti dati dell’Organizzazione mondiale della sanità, secondo i quali nel mondo si registrano ogni anno circa 357 milioni di casi di malattie trasmesse sessualmente, di cui circa 115 milioni riguardano gli under 25. «Si tratta di una serie di infezioni, provocate da virus, batteri, funghi, protozoi, che approfittano dell’attività sessuale, una delle più piacevoli per gli esseri umani, per passare da un individuo all’altro», spiega Antonino Di Pietro, dermatologo a Milano e fondatore e direttore dell’Istituto Dermoclinico Vita Cutis.

«In ogni caso, evitare il contagio non è difficile. Basta usare il profilattico, un cappuccio di lattice o di altri materiali, da indossare sia durante che prima della penetrazione, dato che queste patologie non sono correlate dall’emissione dello sperma (eiaculazione), ma si possono contrarre attraverso il contatto con le mucose genitali, anali e della bocca. Nei rapporti orali, si può utilizzare come protezione il cosiddetto sbarramento dentale, un quadrato di lattice monouso». Se, però, non avete seguito alla lettera le precauzioni e siete incorsi in qualche rischiosa «avventura», non trascurate eventuali arrossamenti, gonfiori, lacerazioni, prurito, bruciori nella zona genitale. «Potrebbero essere la spia di eventuali malattie che, se individuate precocemente, si risolvono nella maggior parte dei casi, ma, se vengono scoperte in ritardo, possono avere conseguenze serie, come la sterilità», mette in guardia Di Pietro.


Infezioni sessuali: in aumento tra i più giovani


Di seguito, ecco allora il cosiddetto calendario di Venere, una sorta di scadenzario che indica dopo quanto tempo dal rapporto a rischio si manifestano le più comuni malattie, quali caratteristiche hanno, come si possono diagnosticare e curare.

Malattie Trasmissibili Sessualmente: calendario, caratteristiche, cure

3-4 Giorni

Gardnerella

Nota anche come vaginosi, è un’infezione causata dal batterio Gardnerella vaginalis.
Che cosa appare. Sia per lei che per lui, secrezioni abbondanti, accompagnate da cattivo odore e talvolta anche da un lieve, ma insistente prurito nella zona genitale.
Diagnosi. Si esegue esaminando al microscopio le secrezioni alla ricerca del batterio.
Terapia. Antibiotici, tra cui il metronidazolo, per circa sei giorni. Se non è curata tempestivamente, la malattia può diventare cronica.

8 Giorni

Candidosi

L’infezione è provocata da un fungo, la Candida albicans, abitualmente presente nella vagina. Tuttavia, se si abbassano le difese immunitarie, in caso di diabete o in seguito all’uso di antibiotici o cortisone, questo fungo può diventare aggressivo e causare l’infezione dapprima nella donna poi, attraverso un rapporto, anche al partner.
Che cosa appare. Per lei prurito vaginale, bruciore durante il rapporto, perdite bianche, simili a latte cagliato. Per lui, prima bruciore e arrossamento del glande e del prepuzio, poi comparsa di piccole vescicole.
Diagnosi. Nella donna prelievo vagina e per verificare al microscopio la presenza del fungo, nell’uomo basta l’esame dei genitali.
Terapia. Antimicotici imidazolici (sotto forma di creme per entrambi e, per lei, anche ovuli e candelette) per una o due settimane. Nei casi più seri, si usano anche farmaci come fluconazolo o itraconazolo, da assumere per bocca. Risulta utile lavarsi con acqua e bicarbonato.

Tricomoniasi

È un’infezione causata da un protozoo, il Trichomonas vaginalis.
Che cosa appare. Per lei bruciore diffuso che peggiora durante i rapporti sessuali e quando si fa pipì (minzione) associato a perdite giallo-verdastre. Nell’uomo bruciore e secrezione di muco dall’uretra.
Diagnosi. Si preleva con un tampone un campione di perdite (dalla vagina per la donna e dall’uretra per l’uomo) e lo si osserva al microscopio per individuare il protozoo.
Terapia. Antibiotici come metronizadolo o clonitrazolo, da assumere per bocca per sei-otto giorni, una o due volte al giorno. «Alle donne si consiglia di utilizzare in contemporanea un ovulo vaginale a base degli stessi antibiotici, mettendolo alla sera prima di andare a dormire perché, in posizione sdraiata, il farmaco riesce ad agire con più efficacia», aggiunge Di Pietro.

Gonorrea

È causata da un batterio, la Neisseria gonorrhoeae, che si localizza nell’apparato genitale, provocando un’infiammazione di vagina e cervice nella donna e dell’uretra nell’uomo.
Che cosa appare. Lieve sensazione di bruciore durante la minzione e fuoriuscita di un liquido cremoso verdastro dall’uretra. Nell’uomo, la fuoriuscita del liquido può essere piuttosto abbondante (per tale motivo questa infezione in gergo popolare viene chiamata scolo).
Diagnosi. Prelievo di muco (dalla cervice per la donna e dall’uretra per l’uomo) ed esame al microscopio alla ricerca del batterio.
Terapia. Antibiotici, tra cui l’amoxicillina, da assumere per bocca per sei-otto giorni. Attenzione, perché nella donna, se non è curata tempestivamente, l’infezione può risalire fino alle ovaie e provocare sterilità.

10 Giorni

Clamidia

È provocata dal batterio Chlamydia trachomatis, che nella donna infetta la cervice e nell’uomo l’uretra.
Che cosa appare. Per lei perdite bianco-giallastre e a volte un leggero dolore a livello della vagina. Nell’uomo secrezione di muco biancastro dall’uretra, associata a bruciore durante la minzione.
Diagnosi. Prelievo dalla cervice nella donna e dall’uretra nell’uomo, poi esame al microscopio alla ricerca del germe.
Terapia. Antibiotici, come le tetracicline o l’eritromicina, da prendere per bocca per due o tre settimane. Durante il trattamento, meglio non bere spremute di pompelmo perché questo frutto potrebbe diminuire l’efficacia dei farmaci. L’infezione non va trascurata, perché potrebbe scatenare una grave infiammazione e portare a sterilità.

15 Giorni

Herpes Genitale

Si tratta di un’infezione causata dal virus Herpes simplex di tipo 2, molto contagioso, che provoca un’infiammazione della vagina nella donna e del prepuzio nell’uomo. La peculiarità di questo virus è che, una volta entrato nell’organismo, non scompare più. In particolare, dai genitali raggiunge i gangli nervosi del tratto sacrale della colonna vertebrale, dove si mette a riposo. Si ripresenterà di tanto in tanto, con episodi sempre meno dolorosi. A facilitare le ricadute sono un calo di difese immunitarie, stress, eccesso di alcol.
Che cosa appare. Sia per lui che per lei, arrossamento, bruciore, prurito in un’area circoscritta dei genitali. In breve compaiono nella zona anche piccole vesciche a grappolo, che nell’arco di qualche giorno si rompono e formano delle crosticine che guariscono senza lasciare cicatrici.
Diagnosi. Nella fase acuta, si fa tramite una visita specialistica e un prelievo di siero dalle vescicole, che poi viene esaminato al microscopio alla ricerca del virus. In fase successiva, occorre eseguire un prelievo di sangue per dosare gli anticorpi specifici contro il virus.
Terapia. «Se sospettate di aver contratto l’herpes applicate subito sulla zona un cubetto di ghiaccio», suggerisce il dermatologo, «perché lo shock termico blocca l’infezione». Il trattamento è a base di acidovir, un farmaco antivirale che blocca la moltiplicazione del virus, riducendo la gravità e la durata delle manifestazioni. Se l’infezione è circoscritta, lo si applica sotto forma di crema sulla zona colpita per circa una settimana. Se è estesa oppure se si tratta di una recidiva, meglio utilizzare il farmaco per bocca (compresse o sospensione orale) a base dello stesso principio attivo. Attenzione: se le difese immunitarie sono basse verso questo virus, l’herpes può ricomparire anche ogni mese.

30 Giorni

Sifilide

È una delle malattie a trasmissione sessuale più contagiose, provocata da un batterio a forma di spirale (spirocheta), il Treponema pallidum.
Che cosa appare. Gonfiore delle ghiandole inguinali e comparsa, sulla vulva o nella vagina oppure sul pene, di un piccolo nodulo duro e non doloroso, chiamato sifiloma, con al centro un’ulcera piena di pus e ricca di germi altamente contagiosi. Questa fase (sifilide primaria) dura circa due o tre settimane, poi la lesione guarisce. Dopo un paio di mesi, però, compaiono su tutto il corpo, compresi i palmi delle mani e le piante dei piedi, piccole macchie rosate, anche molto spesse, che rimangono visibili per circa 15 giorni e indicano che l’infezione si è diffusa in tutto l’organismo (sifilide secondaria). In contemporanea possono presentarsi febbre, sensazione di fiacchezza, perdita di peso, dolore alle articolazioni. Se non viene curata adeguatamente, l’infezione può colpire il fegato, le ossa, il cervello e altri organi interni anche dopo anni dal contagio e portare alla morte.
Diagnosi. Lo specialista esamina i genitali e preleva un po’ di siero dalle lesioni per verificare al microscopio la presenza del batterio. Inoltre, si può eseguire un prelievo di sangue ed effettuare la reazione di Wassermann, un test così chiamato dal nome del medico tedesco che lo scoprì nel 1906, mirato a rilevare la presenza di anticorpi contro il germe.
Terapia. Una singola dose di penicillina somministrata tramite iniezione. In alternativa a questo antibiotico, si possono usare eritromicina o tetraciclina doridrato. Ogni due anni sono necessari controlli tramite esami del sangue e visita specialistica.


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90 Giorni

Condilomi

Estremamente contagiosi, sono la conseguenza di un’infezione da Papilloma virus. Le varianti che colpiscono l’apparato genitale sono una trentina: quelle a bassa pericolosità, che sono la minoranza, provocano perlopiù condilomi sui genitali esterni; quelle più aggressive, in particolare i sottotipi 16 e 18, sono la maggioranza e, se non individuate precocemente, possono provocare condilomi interni che potrebbero degenerare in lesioni precancerose. Tra le conseguenze più temibili ci sono i tumori del collo dell’utero (il virus è presente nel 99,7% dei casi).
Che cosa appare. Sia per lui che per lei, piccole escrescenze rosate o biancastre che per la loro forma vengono comunemente chiamate «creste di gallo», localizzate sui genitali, soprattutto sulle mucose. Provocano un leggero prurito o bruciore. Possono interessare anche la cute adiacente, l’uretra, la zona anale e quella perianale. Talvolta possono colpire anche la mucosa orale.
Diagnosi. Visita specialistica della cervice, della vagina, della vulva e osservazione ingrandita del pene (peniscopia), con prelievo delle cellule dalle aree interessate per analizzarle al microscopio. Un nuovo test è in grado di rilevare la presenza del virus nella quasi totalità dei casi, identificando anche il sottotipo e il rischio di formazione del tumore. In pratica, con la stessa tecnica del paptest, si preleva dal collo dell’utero il muco cervicale, facendolo poi esaminare da un dispositivo computerizzato, che identifica il Dna del virus. Se il test risulta positivo significa che esiste un rischio più sviluppato di sviluppare il tumore.
Terapia. La novità più recente è una crema a base di imiquimod, un farmaco immunomodulatore che aumenta le difese immunitarie contro il virus. Va applicata sui condilomi tutti i giorni per circa tre-quattro mesi. Se questi ultimi si ripresentano a distanza di tempo oppure sono grossi e numerosi, si possono eliminare con un piccolo intervento chirurgico, da eseguire in ambulatorio tramite varie tecniche: diatermocoagulazione, che utilizza la radiofrequenza; criochirurgia con azoto liquido; laser ad anidride carbonica. Tuttavia, poiché così facendo si colpisce solo il condiloma e non il virus annidato nelle cellule vicine alla lesione, spesso dopo qualche anno si verificano delle recidive. Per questo sono necessari periodici controlli dal dermatologo.

Prof. Antonino Di Pietro

Dermatologo Plastico a Milano - Fondatore e Direttore Istituto Dermoclinico Vita Cutis

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