Quello della pelle che diventa rugosa in acqua è un adattamento evolutivo. Ebbene sì, quella che oggi è vista come un segnale che si è in acqua da troppo tempo, una sorta di allarme del corpo, in realtà è un astuto meccanismo escogitato dalla natura per permettere una migliore presa sugli oggetti umidi, utile ai nostri progenitori che pescavano o raccoglievano a mani nude. Vediamo di più.
Gli scienziati hanno chiesto ad alcuni volontari di afferrare biglie di diverse dimensioni in una bacinella, prima a mani asciutte, poi dopo un’immersione di 30 minuti. Si è notato che la presa era migliore sugli oggetti bagnati quando le mani erano più rugose mentre non c’era differenza su oggetti asciutti. Insomma, dopo una prolungata permanenza nell’acqua, il sistema nervoso reagisce con la riduzione della grandezza dei vasi sanguigni sulle dita, ma la quantità di pelle resta identica e quindi si piega. Per i nostri antenati la funzione era utile nella raccolta di cibo lungo i corsi d’acqua ma anche per aderire meglio al terreno camminando a quattro zampe. Persa dunque, ahimè, l’ultima arma a nostra disposizione per costringere i nostri bambini a uscire dall’acqua dopo ore e ore di mare o piscina!
Proprio come accade con il resto del nostro organismo, anche la pelle ha delle necessità…
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