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Prevenite l’eritema con carote, peperoni e albicocche

Stando al sole dobbiamo sempre ricordarci che esiste il rischio di soffrire di eritema solare. E’ un problema fastidioso e sgradevole. L’eritema solare, tra l’altro, non colpisce solo chi fa le vacanze al mare e si mette in costume, esponendo una gran parte della propria pelle al sole. Lo stesso può accadere, infatti, a chi trascorre le ferie in montagna e anche a chi resta in città, se non adotta le necessarie precauzioni prima di esporsi ai raggi solari e al loro calore».

Chi mi parla di questo problema della pelle, l’eritema solare appunto, è un esperto dermatologo, il professor Antonino Di Pietro, presidente fondatore dell’Isplad, la Società internazionale di dermatologia plastica e oncologica. A lui pertanto mi sono rivolto per avere tutti i consigli necessari per evitare o eventualmente per curare questo
problema.

Professore, che cos’è l’eritema solare?
«È l’irritazione della pelle che deriva da una intensa esposizione al sole, causata però non dalla radiazione che abbronza, quella ultravioletta, ma da quella che genera il calore, la cosiddetta radiazione infrarossa. Infatti, il caldo, fa sì che i vasi sanguigni sotto la pelle si dilatino. Questo provoca rossore intenso, che non passa nemmeno dopo che il sole è calato. A volte la pelle può perdere il suo aspetto liscio e si notano tante piccole “montagnette”, simili a brufoli,  che tuttavia non sono realmente tali. L’eritema solare produce poi sintomi caratteristici, ben noti a chi ne ha già sofferto».

Quali sono?
«È un misto di bruciore e prurito che noi esperti dermatologi definiamo “cociore”. Questo senso di fastidio è dovuto al fatto che i piccoli vasi sanguigni, una volta dilatati, comprimono le terminazioni nervose della pelle e le irritano».

Ci sono parti del corpo che più di altre sono a rischio di eritema solare?
«Sì, le spalle, la schiena, il décolleté e i fianchi. I pazienti più sensibili, però, possono avere eritema anche sulle gambe, sui piedi e sul collo».

Ci sono pazienti che più di altri rischiano di avere questo problema?
«Sì, chi ha la carnagione chiara e chi, nei primi giorni di esposizione al sole, non si protegge adeguatamente. I bambini, poi, sono più a rischio degli adulti perché il calore, sulla loro pelle delicata, ha un effetto maggiore».

Che cosa consiglia per prevenire l’eritema solare?
«Suggerisco di tenere a mente che l’origine del problema non dipende strettamente dall’esposizione al sole, ma dal calore che il sole genera. Quindi, benché paia impossibile, può accadere che un paziente abbia un eritema solare anche se rimane all’ombra o se indossa sempre una maglietta. Quindi il primo consiglio che posso dare è di mantenere la pelle fresca».

Come?
«Al mare è semplice: basta una doccia o andare a fare un bagno in mare o in piscina almeno una volta ogni mezz’ora. Raccomando alle mamme e ai papà di fare rispettare ai propri figli questa semplice regola, dato che i bambini non sono sempre in grado di riconoscere i segni di sofferenza della pelle. Se però il paziente non può fare un bagno o una doccia, o non può bagnarsi completamente per altri motivi, consiglio di rinfrescare la pelle spruzzando acqua sulle parti a rischio con gli appositi nebulizzatori, cioè strumenti che riducono l’acqua in minuscole goccioline. Tuttavia la doccia o il bagno hanno un’efficacia superiore perché, oltre all’azione rinfrescante, permettono di eliminare il sudore dalla pelle, liberandola dalle sostanze grasse contenute nel sudore medesimo. Queste sostanze potrebbero impedire una perfetta traspirazione e quindi determinare un aumento della temperatura della pelle. Tuttavia una buona prevenzione può anche essere fatta a tavola».

Ci sono alimenti che possono aiutarci a prevenire l’eritema solare?
«Sì, in generale, i vegetali, cioè frutta e verdura, di colore giallo, arancione e rosso. Tra questi il melone, le carote, i peperoni, le pesche e le albicocche. Infatti contengono una sostanza chiamata betacarotene, che rinforza la pelle e le consente di resistere meglio all’azione del sole. Suggerisco poi di consumare frutti di bosco, ricchi di bioflavonoidi,
sostanze che aiutano le pareti dei piccoli vasi sanguigni a mantenere una migliore elasticità. Infine non è da trascurare l’effetto positivo dell’ananas, che contiene bromelina, una sostanza che svolge un’azione antinfìammatoria naturale e che contrasta l’azione del calore del sole. Raccomando poi di bere almeno un litro e mezzo di acqua al giorno, per mantenere
una buona fluidità del sangue, utile a non intasare i piccoli vasi sanguigni sottopelle, a reintegrare i sali minerali persi con la sudorazione e, infine, a reidratare la pelle».

Che cosa consiglia a coloro che, magari già in vacanza, soffrono proprio ora di questo problema?
«Suggerisco di effettuare impacchi sulla zona colpita dal problema. Si deve prendere del pane e ammollarlo in acqua fino a ridurlo in poltiglia, quindi, dopo averlo raccolto senza strizzarlo all’interno di un canovaccio, si imbastisce un impacco gocciolante che va posto delicatamente, senza sfregare, sulla zona arrossata. L’impacco va tenuto per circa venti minuti. E ripetuto per due volte al giorno. Dopo l’applicazione dell’impacco, si può fare una doccia rinfrescante, ma senza usare detergenti: basta un risciacquo. Il pane ammollato nell’acqua rilascia amido: un potente antinfiammatorio. In alternativa al pane, si può eseguire lo stesso impacco con della lattuga spezzettata e poi pestata in un mortaio o con un pestacarne. La lattuga non rilascia amido ma vitamine e sostanze antiossidanti che aiutano a recuperare più in fretta la salute della pelle. Solo se questi rimedi non hanno effetto nei giro di tre giorni prescrivo lozioni a base di cortisone, che tuttavia vanno sempre applicate sotto controllo del dermatologo».

di Giulio Divo

redazione

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