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LA CALVIZIE? NON E’ SOLO UN PROBLEMA DA UOMINI

Siamo abituati a considerare la calvizie un problema strettamente maschile, invece, anche le donne, anche se molto meno frequentemente degli uomini, possono purtroppo soffrirne. La calvizie nelle donne è provocata principalmente da due patologie: l’alopecia aerata e l’alopecia androgenetica. A parlarci del problema della calvizie al femminile è il professor Antonino Di Pietro, Direttore del Servizio di Dermatologia dell’Ospedale di Inzago (Milano). L’alopecia areata, chiamata anche Area Celsi, è caratterizzata dalla comparsa più o meno repentina di una o più chiazze prive di capelli sul cuoio capelluto. La grandezza di queste chiazze può variare dalle dimensioni di un coriandolo (quindi quasi invisibili a un occhio non attento), a quelle di una moneta e tendono ad allargarsi a macchia d’olio, fino ad interessare, nei casi più impegnativi, tutto il capo ed estendersi anche alle ciglia e alle sopracciglia.
Professore, questo tipo di alopecia da che cosa è provocata?
Le cause precise della malattia non sono ancora note. Gli studi più recenti, tuttavia, ci portano a supporre che essa possa essere una malattia autoimmune. L’organismo, per ragioni ancora tutte da studiare, produrrebbe in pratica degli anticorpi contro i propri follicoli piliferi. L’esperienza clinica fa supporre anche che la comparsa dell’alopecia aerata sia associata a eventi psicotraumatici, che colpiscono persone geneticamente predisposte verso la malattia. Spesso, infatti, questa malattia compare improvvisamente dopo un fortissimo spavento o un lutto. Tutto questo avverrebbe perché la tensione psichica provocherebbe un vasospasmo, cioè la chiusura per periodi più o meno lunghi dei piccoli vasi sanguigni che portano il sangue e quindi il nutrimento al bulbo pilifero, il quale non avrebbe più l’energia sufficiente per “fabbricare” un capello forte e sano.
La malattia è curabile?
Al momento, purtroppo non è ancora disponibile una terapia veramente risolutiva, sono allo studio però nuovi farmaci in grado di agire sul microcircolo del cuoio capelluto e dunque sulla causa stessa della malattia. Abbastanza presto, inoltre, ci auguriamo che possano comparire sul mercato anche farmaci immunomodulatori, che dovrebbero agire sui meccanismi autoimmuni dell’alopecia. Un altro filone di ricerca estremamente promettente, infine, riguarda l’utilizzo delle cellule staminali. Non dobbiamo nemmeno dimenticare l’alopecia aerata tende spesso a risolversi spontaneamente dopo mesi o anche anni dalla sua comparsa. Una mia paziente, per esempio, che era diventata completamente calva in seguito al dispiacere per non essere riuscita a diventare mamma, dopo dieci anni ha scoperto di essere rimasta incinta e i suoi capelli sono ricresciuti più belli di prima.
Cos’è invece l’alopecia androgenetica e come si riconosce?
L’alopecia androgenetica è una perdita di capelli progressiva (quindi mai improvvisa), che ha cause sia ormonali che genetiche, colpisce soprattutto gli uomini, ma anche le donne non ne sono immuni. Essa provoca l’assottigliamento dei capelli che finiscono per diventare corti, sottili e non pigmentati. Caratteristica di questa forma di calvizie (che nella donna non è quasi mai totale), è la localizzazione del diradamento che è diffuso soprattutto alle tempie e nella zona centrale del capo e il fatto che è associata a pelle grassa. Nelle donne, inoltre, sono presenti segni secondari molto precisi: aumento delle basette e della peluria sul viso e sul corpo. L’alopecia androgenetica si manifesta nella donna con maggiore frequenza dopo la menopausa.
Come si cura?
Agendo su due fronti con stimolatori della ricrescita e con sostanze antiandrogene. Buoni risultati si ottengono associando lozioni a base di minoxidil al 5% e acido azelaico. Ma oggi è disponibile anche una cura naturale che si avvale di un gel a base di fitoestrogeni (cioè ormoni femminili derivati dal mondo vegetale), che senza alcun effetto collaterale è in grado di contrastare l’azione degli ormoni androgeni responsabili del problema.

LA TRICOTILLOMANIA
Quando la calvizie non è un problema di …. capelli

La tricotillomania nei casi più gravi può simulare l’alopecia aerata, mentre nella realtà si tratta di una forma di alopecia autoindotta: chi ne è affetto, cioè, prende l’abitudine compulsiva di arrotolarsi i capelli fra le dita fino a strapparli, procurandosi delle aree nude nel cuoio capelluto. L’aspetto delle aree colpite appare privo di peli, ma ad un attento esame è possibile accorgersi che i capelli residui sono stati spezzati a varie altezze come risultato di un’azione traumatica. La tricotillomania si manifesta in persone timide e ansiose soprattutto in presenza di situazioni sociali difficili. Attraverso una psicoterapia è in genere possibile curare questo disturbo, che nei casi più gravi richiede invece il ricorso a tranquillanti ed antidepressivi.

CADUTA TEMPORANEA
Telogen effluvium: uno spavento di breve durata

Spaventa molto la donna che ne viene colpita, ma si tratta di una condizione transitoria destinata a risolversi in breve tempo. Stiamo parlando del “Telogen effluvium”, una condizione nella quale un gran numero di follicoli piliferi passa improvvisamente dalla fase di sviluppo (anagen) a quella di riposo (telone) per cui i capelli cadono. Il diradamento non è a chiazze come nella alopecia aerata, né più accentuato in aree particolari come in quella androgenetica, bensì generalizzato. Sebbene il “telone effluvium” sia quasi fisiologico dopo il parto, si può verificare anche in seguito a episodi di febbre elevata, abbondanti perdite di sangue, gravi stress psichici, carenze di ferro e di zinco, diete drastiche. Anche se la caduta può apparire grave e mettere in allarme la donna, entro alcuni mesi regredisce spontaneamente e il “ciclo del pelo” ritorna normale.

Di Manuela Pizziolo

redazione

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