Ci sono le algide sofisticate modello Gwyneth Paltrow, le posh stile Sienna Miller e le sexy torride alla Kim Basinger. Le mitiche come Marilyn e le Barbie fatte in serie. Le dumb blonde (oche, sessualmente irresistibili) nello stereotipo hollywoodiano e le intelligenti tipo Sharon Stone, con tanto di quoziente superiore alla norma.

Qualunque sia però la provenienza e la sottospecie di appartenenza, quel che è certo è che la blondness è un passaporto per successo e felicità. Una testa color oro (vera o presunta) buca lo schermo. Ha più probabilità di arrivare all’Oscar e, se riesce a farsi assumere (cosa non facile) visto che secondo le statistiche le more sono considerate più affidabili) ha più chance di arrivare al top della carriera.

Tipi sensibili

Malgrado ciò, vivere nei panni di una bionda (autentica) non è facile. La sua pelle, catalogata dai dermatologi sotto la tipologia numero 2, è delicata, facile a screpolarsi e arrossarsi, poco incline alla tintarella e soggetta a invecchiamento prematuro. Le precauzioni da osservare sono tassative, spiega Antonino Di Pietro, dermatologo di Milano.

Filtro Uv tutto l’anno, anche in città, esposizioni al sole graduali e mai dirette, crema idratante antiage dopo i 30 anni. Si ai peeling, purchè blandi. Ottimi quelli agli acidi fruttati. E quando il viso mostra i primi segni del tempo, largo alle infiltrazioni di vitamine, aminoacidi e fitoestratti che stimolano la collagenesi. Ottimi risultati si ottengono anche con terapie domiciliari in-out: creme abbinate a integratori dietetici, di cui condividono i principi attivi. Consigliate ai cambi di stagione e quando l’ovale appare sciupato. Infine, sempre a portata di mano, un sos antirossori per calmare le crisi che accelerano il processo naturale di senescenza.

Di Maria Tinelli