Questione di circolazione

In primavera ondeggia sotto gli abiti più leggeri e increspa la superficie di cosce, fianchi e addome con ombreggiature effetto buccia d’arancia. Ma è in estate, in bikini sotto il sole, che, impietosamente, esplode in tutta la sua “gravità” estetica. Parliamo della cellulite, che, nonostante i tentativi di consolazione e autoconsolazione, rimane la costante da sconfiggere per circa 70 donne su cento (alcune stime parlano addirittura del 90 per cento), senza distinzioni d’età, ma solo di razza (le donne di colore, salvo rare eccezioni, non la conoscono). Sebbene le rotondità del corpo femminile siano, senz’ombra di dubbio, gradevoli, è pur vero che le stesse, per essere giudicate tali, devono essere armoniose, toniche, lisce, compatte. Invece… invece le zone cellulitiche appaiono edematose, atone e con protuberanze che certo non si possono definire armoniose. Ma che cos’è e come si forma la lipodistrofia, o pannicolopatia edematofibrosclerotica (PEFS), questi i nomi scientifici della cellulite?

Si tratta di una degenerazione delle cellule di grasso, gli adipociti, in cui si modificano sia la microcircolazione, sia il tessuto connettivo, ossia l’insieme di fasci collagene e fibre elastiche e acido ialuronico, che rappresenta la struttura di sostegno della pelle. In questo progressivo processo, i capillari trasudano la parte acquosa del sangue, il plasma va ad accumularsi tra le cellule grasse e si forma un edema localizzato, spiega Antonino Di Pietro, docente in Dermatologia Plastica all’Università di Milano e Direttore del Servizio di Dermatologia dell’Ospedale Marchesi di Inzago (Milano). Formatosi l’edema, gli adipociti si gonfiano e sono intrappolati dalle fibrille connettivali che li avvolgono. I tessuti diventano fibrosi e, progressivamente, si sclerotizzano. È così che, scorie e grassi non più smaltiti con la linfa e il sangue provocano noduli anche evidenti, prosegue Di Pietro. Le cause che portano alla formazione della cellulite, anche se la maggior parte delle donne già la conosce, sono principalmente i disturbi circolatori, con conseguente ritenzione idrica e ristagno di scorie. Ma, soprattutto, su un sottofondo di predisposizione ereditaria, la cellulite risente dell’azione degli ormoni, in particolare degli estrogeni (anche per questo risparmia gli uomini), compresi quelli eventualmente assunti attraverso la pillola anticoncezionale. Tra i fattori aggravanti, invece, si annoverano la sedentarietà, le diete scorrette e generalmente troppo ricche di grassi e sale, i disordini intestinali, l’eccesso di alcol e tabacco. Un importante ruolo lo gioca anche lo stress, che può incidere negativamente sull’equilibrio ormonale e incrementare così il circolo vizioso della cellulite spiega Antonino Di Pietro.

Nelle fasi iniziali, l’effetto buccia d’arancia si nota solo se si preme la sede colpita. Ma, progressivamente la zona cellulitica diventa visibile anche senza pressioni e al tatto può risultare anche dolorosa.


Terapie “morbide”

In principio è stata (ed ancora è) la mesoterapia: micropunture (aghi di lunghezza variabile, in genere 4 o 6 mm), con le quali si introduce all’interno dell’area cellulitica un cocktail farmacologico, a base, ad esempio, di sostanze lipolitiche, in combinazione con prodotti che attivano la circolazione ed eliminano il ristagno dei liquidi. È una tecnica datata ma ancora valida e pratica, messa però un po’ in ombra da nuove metodiche, talvolta più agevoli o meno dolorose.


Microterapia S.I.T

Rispetto alla classica mesoterapia, provoca solo un leggero fastidio e rispetta l’integrità dei tessuti cutanei, perché si effettua con iniezioni più superficiali. Non è vero che più il farmaco penetra in profondità, più è efficace contro la cellulite: solo l’epidermide, infatti, è la parte permeabile della cute. Quindi, basta penetrare con un ago che superi appena il millimetro per arrivare al derma più superficiale e depositare così le sostanze utili che, attraverso uno speciale dispositivo collegato ad una normale siringa, rimangono “intrappolate” sottocute, spiega Di Pietro. Il vantaggio? Le iniezioni a livello superficiale del derma evitano la rottura dei vasi capillari di rimedio e grosso calibro. Sostanze normalmente iniettate: soluzioni ipertoniche che agiscono soprattutto sull’edema cellulitico. Numero di sedute richieste: 10-15, una ogni settimana.


Leci-Lisi

È un metodo che prevede iniezioni in profondità attraverso le quali si fa penetrare direttamente nel tessuto adiposo una sostanza naturale: la fosfatidilcolina, che è normalmente presente in molte cellule del nostro corpo ed ha importanti proprietà lipolitiche. La Leci-lisi è indicata per la cellulite accompagnata da una componente grassa, in particolare per quella localizzata su cosce, glutei, fianchi e addome, dice Di Pietro. Sedute richieste: da 5 a 10.


Movimento

Importantissimo, deve però essere mirato a rivitalizzare la circolazione venoso-linfatica, che aiuta a drenare l’eccesso di liquidi tra gli adipociti delle zone cellulitiche. Sono indicati gli esercizi di resistenza come la bicicletta e la cyclette, la camminata veloce, il nuoto, de eseguire regolarmente, almeno tre volte la settimana, per 45 minuti, precisa Antonino Di Pietro. Sempre insostituibili anche le attività fisiche in acqua (oltre al nuoto, acqua gym, percorsi vascolari in ambito termale, per esempio) e i massaggi in istituto, come l’intramontabile linfodrenaggio, che aiuta a ridurre l’edema tissutale e a stimolare la circolazione venosa e linfatica (consigliati cicli di almeno dieci sedute). Un buon complemento a qualsiasi intervento anticellulite effettuato sia dal medico estetico, sia dall’estetista è anche l’automassaggio, soprattutto se la cellulite è edematosa e di recente formazione, perché stimola la circolazione sanguigna e favorisce la penetrazione delle sostanze contenute nelle creme e nei gel anticellulite.

redazione

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