LE DONNE DAL DERMATOLOGO

Negli ultimi anni spiega – Antonino Di Pietro, dermatologo e presidente ISPLAD – le richieste che i pazienti fanno al dermatologo non si limitano alla cura delle malattie della pelle ma sono sempre più legate a come mantenerla sana e bella. È dovere dei dermatologi rispondere a questa crescente esigenza, offrendo una risposta autorevole e documentata rispetto ai trattamenti possibili: dai dermocosmetici agli integratori alimentari, dai fillers ai laser. Il progetto Cute Sana, preso atto di questa tendenza, vuole essere da un lato l’occasione per dare una base scientifica inconfutabile a tutti i colleghi che sempre più spesso si trovano a trattare la pelle sana, dall’altro un servizio utile e interessante per tutte le donne che desiderano prendersi cura della propria pelle. Nel mese di marzo 2003, ISPLAD, con il contributo di Vichy, ha organizzato il  primo studio epidemiologico su scala nazionale sull’identità cutanea ed ha offerto la possibilità alle donne italiane, prive di evidenti patologie cutanee, di sottoporsi a una valutazione dermatologica specialistica gratuita, per individuare lo stato della pelle del viso. I risultati raccolti nel corso dell’operazione saranno la base di un ampio studio, finalizzato a fornire un rilevante background scientifico per la pratica dermatologica quotidiana nel trattamento della pelle sana e diventeranno oggetto di una pubblicazione scientifica e di relazioni in occasione dei principali congressi di dermatologia.

LE ATTITUDINI DELLE ITALIANE
Sempre più spesso, le donne italiane si rivolgono al dermatologo per ragioni di natura non prettamente patologica ma, piuttosto, legate ad aspetti che appartengono alla sfera della bellezza, del benessere e della prevenzione.
Lo dimostra una ricerca condotta da Eurisko Omnibus, commissionata da  Vichy nel settembre 2002 ed effettuata su un campione rappresentativo della popolazione femminile italiana, della quale si delinea chiaramente il ruolo del dermatologo che, nell’immaginario collettivo, diventa uno specialista a frequentazione abituale, alla stregua del dentista o del pediatra. Se, da un Iato, quasi la metà delle pazienti dermatologiche si I rivolge allo specialista principalmente per curare una patologia e, solo in seconda  istanza, per avere consigli di bellezza e benessere, dall’altro Iato le  motivazioni della visita per il ‘11% delle pazienti sono esclusivamente estetiche e riguardano trattamenti, laser, peeling e la richiesta di consigli su dermocosmetici e integratori  alimentari. Questo dato cresce con il tempo e conferma il dermatologo come il maggiore esperto dei problemi della pelle, riconosciuto in modo inequivocabile dall’82% delle donne italiane. Alla sua figura è associata una certa autorevolezza in materia di pelle che, nell’ordine, è attribuita anche a medici estetici, estetisti, medici generici, farmacisti, truccatori e profumieri ma con percentuali nettamente inferiori rispetto a quella del dermatologo. In presenza di un problema cutaneo o di fronte alla necessità di un consiglio, infatti, il 34% delle donne si rivolge subito al dermatologo e soltanto il 20% all’estetista, il 14% al farmacista e l’8% al profumiere. L’aggregazione di questi dati delinea un forte interesse nel prevenire e risolvere problemi cutanei di varia entità e fa emergere l’assoluta determinazione ad affrontarli, anche con l’aiuto di consulenti. Alla pratica dichiarata, tuttavia, non corrisponde un ‘uguale soddisfazione per le cure e i trattamenti effettivamente attuati: solo meno della metà delle donne intervistate ritiene, infatti, di prendersi cura della propria pelle in modo adeguato e la percentuale diminuisce con l’aumentare dell’età, quasi vi fosse una relazione di proporzionalità diretta tra esigenze cutanee e mancate attenzioni. Con l’età e con l’insorgere dei problemi legati all’invecchiamento, infatti, la pelle necessita di maggiori attenzioni, che non tutte le donne sono in grado di prestarle. Dall’analisi del campione emerge, tuttavia, una maggiore consapevolezza nelle donne adulte, rispetto alle adolescenti e alle anziane, categorie rassegnate di fronte ai problemi correlati da un Iato all’invecchiamento, dall’altro alle imperfezioni giovanili. Entrambe le categorie tendono, inoltre, a definire la loro pelle normale, come se certi inestetismi avessero un che di fisiologico. fossero appunto ‘normali’. Al contrario, le donne adulte vivono le imperfezioni cutanee come un vero e proprio problema, soprattutto per quanto concerne i segni dell’invecchiamento. Dalla stessa ricerca emerge poi come, senza distinzioni legate all’età, le donne ripongano in generale fiducia nel cosmetico, considerato uno strumento adeguato per mantenere la pelle sana e anche il mezzo per prevenire e trattare alcuni inestetismi. Più della metà delle intervistate considera i cosmetici necessari per la prevenzione la salute della pelle e la correzione di alcuni problemi, come la xerosi, la pelle grassa, la disidratazione e le intolleranze. Sensibilmente inferiore, invece, il numero di donne che ritiene che un cosmetico possa essere  valido per prevenire i segni dell’invecchiamento; tuttavia è da segnalare che difficilmente rinunciano a trattamenti preventivi che rallentano la comparsa di rughe, la perdita di densità cutanea e i segni dell’età. II grande interesse nei confronti della bellezza, del  benessere e della cura di sè inevitabilmente si riflette anche sulle aspettative che le donne ripongono nelle categorie professionali specializzate nella cura e nel trattamento della pelle, in particolare nei dermatologi.

IL PROGETTO CUTE SANA 2003
Scopo dello studio condotto da ISPLAD e Vichy, era quello di realizzare un’indagine conoscitiva su tutto il territorio nazionale, basata sulla valutazione dermatologica della cute di soggetti adulti di ambo i sessi, in apparente buono stato di salute e in assenza di patologie dermatologiche conclamate.
In particolare, lo studio ha preso in considerazione la sensibilità cutanea come fenomeno soggettivo riferito al paziente, in assenza di segni oggettivi, in seguito a trattamento chimico con una soluzione di acido lattico al 10%, in grado di esercitare una stimolazione neuro sensoriale, detta stingin, in alcuni soggetti, definiti stingers. Successivamente, è stata valutata la correlazione tra la reattività alla stimolazione chimica e l’integrità dello strato corneo, mediante la metodica non invasiva dello stripping corneo. Con i dati raccolti si sta effettuando ora un’indagine statistica epidemiologica. al fine di evidenziare possibili correlazioni tra abitudini di vita (esposizione al sole, uso di cosmetici, abitudini alimentari. eccetera) e stato della cute. Le valutazioni della pelle del viso, infatti, sono state basate anche sull’osservazione medica dello stato cutaneo, rilevato anche attraverso I’anamnesi del paziente, la valutazione del suo stile di vita e le abitudini alimentari. È da sottolineare che, nel corso della valutazione, i soggetti che si sono dimostrati affetti da patologie cutanee non diagnosticate prima, sono stati immediatamente esclusi dallo studio.

UN’APERTURA A LIVELLO INTERNAZIONALE
La valutazione della pelle di una larga fascia di popolazione ha rappresentato un’iniziativa innovativa, interessante non solo a livello nazionale ma anche internazionale. È la prima volta, infatti, che viene effettuata un’indagine epidemiologica accurata e capillare, per saggiare sia oggettivamente sia soggettivamente com’è la pelle degli italiani e come viene vissuta, in assenza di patologie specifiche. I dati raccolti, che costituiscono un bagaglio di conoscenze assolutamente unico, saranno presentati nell’ottobre del 2003 a Barcellona, al congresso EADV (European Academy of Dermatology and Venerology). I risultati. frutto di questo studio su ampia scala, saranno utili per contribuire a migliorare le conoscenze in materia di pelle sana. per valutare quali sono le problematiche che maggiormente affliggono la popolazione italiana e per ottimizzare l’approccio ai trattamenti cosmetici da parte dei produttori, dei consumatori e, perchè no, anche dei dermatologi. Il grande numero di soggetti valutati è certamente l’elemento chiave che permetterà di approfondire concetti fondamentali e di definire quando la pelle è sana, quali sono i problemi non patologici più frequenti, quali quelli che maggiormente preoccupano o disturbano i pazienti, come uomini e donne curano la propria pelle quali sono le problematiche (legate alle differenti etnie (anglosassone, mediterranea, afroamericana, orientale, eccetera) e alla latitudine e, infine, di individuare come i cosmetici possono migliorare lo  stato della pelle sana e contribuire ad alleviare e prevenire problemi e inestetismi. Per  tutti questi motivi, il progetto Cute Sana è soltanto il primo passo di un’indagine che sarà presto estesa a livello mondiale e aiuterà gli utenti a migliorare la propria salute e il proprio benessere, medici e produttori a sviluppare trattamenti cosmetici adeguati alle differenti esigenze.

redazione

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