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ACNE: UN PROBLEMA DA NON SOTTOVALUTARE

E’ lo spauracchio degli adolescenti, Soprattutto di sesso maschile, ma anche le femmine la temono. Le prime avvisaglie si hanno intorno ai 12/13 anni, ma è tra i 16 e i 20 che l’acne “miete” il maggior numero di vittime. Le statistiche mondiali parlano, infatti. di un 75% di giovani Colpiti da questo disturbo: disturbo che. dopo aver dato del filo da torcere per alcuni anni, di solito dovrebbe sparire intorno ai 25 anni. Ma anche qui esistono le eccezioni, e ci sono pazienti acneici che hanno compiuto i 30. Capricciosa, può guarire spontaneamente in certi casi e in altri, invece, mostrare una caparbietà a prova di farmaci superefficaci. “Si dice che l’acne sia un piccolo problema della pelle ma un grosso problema per l’anima” spiega il dottor Antonino Di Pietro, specialista in dermatologia e venereologia, a Milano. “Ed è vero, anche se molti sono ancora convinti che questo disturbo sia un evento tipico dell’età giovanile che, come viene, sparisce. E’ un grosso errore: sottovalutarla può favorire un inasprimento patologico”.

E, infatti, guardarsi allo specchio e ritrovarsi con il viso, il collo, le spalle e il tronco segnati, magari per sempre, può portare ad atteggiamenti di chiusura, di insicurezza con gravi disagi a livello della comunicazione e della sfera affettiva. “Di acne, però, si guarisce” continua Di Pietro. Ma occorre intervenire in tempo. Quando i comedoni sono molto diffusi è gia opportuno rivolgersi al dermatologo. Per evitare che una situazione di leggera acne comedonica, facilmente risolvibile, possa peggiorare”.

A eziologia multipla – dove hanno una certa influenza fattori genetici, psicologici, meccanici e trovano posto anche cause esterne come il contatto con sostanze tossiche o l’assunzione di farmaci – questo disturbo è un processo patologico che interessa le ghiandole sebacee. Queste. stimolate dagli ormoni, in prevalenza gli androgeni e in particolare il testosterone, danno il via a una produzione eccessiva di sebo: sebo che non fuoriesce totalmente, ma ingrossa la ghiandola; contemporaneamente il dotto escretore si chiude, al di sotto si accumula materiale corneo e sebaceo e inizia una colonizzazione batterica.

“Sono, infatti, numerosi i germi nei follicoli pilosebacei, ma quello che viene considerato il più pericoloso e ii Propiobacteris acnes” continua il dermatologo. “questo batterio produce le lipasi, enzimi che trasformano i trigliceridi del sebo in acidi grassi che irritano il dotto pilosebaceo, dando origine a situazioni infiammatorie. All’inizio e un microcomedone invisibile, dopo alcuni mesi appaiono lievissimi rigonfiamenti bianchi: i comedoni bianchi. Altre volte, invece, il materiale accumulato riesce a dilatare l’orifizio, si ha cosi il comedone aperto, detto anche comedone nero. Il nero non e dovuto alla sporcizia, ma a un aumenta della produzione della melanina. Questo comedone difficilmente si infiamma, ed è per questo che è considerato benevolo, perchè raramente degenera. Il comedone chiuso, invece, e il più pericoloso perché ingrossandosi all’interno, può rompersi nel derma, dando origine a stati infiammatori. responsabili delle diverse forme di acne: papulo-pustolosa o nodulocistica”.

Di acne si guarisce. Come assicura il dottor Di Pietro, però ci vuole tempo e costanza; e le terapie, naturalmente, sono diverse, a seconda della gravita del disturbo. “Ogni paziente necessita di trattamenti su misura; inoltre, per favorire la guarigione, oltre agli interventi giusti, è necessario che tra medico e malato si instauri un rapporto di fiducia. Anche nella cura dell’acne l’elemento psicologico gioca un ruolo molto importante. Dopo un’accurata visita si prescrivono una serie di esami per conoscere lo stato generale di salute del paziente e scoprire se esistono eventuali squilibri; una volta curati, si passa a valutare la zona acneica. Le terapie variano. In situazioni di acne leggera si inizia sempre con un trattamento esterno a base di esfolianti che hanno il compito di sciogliere il “tappo” che chiude il dotto escretore e di disinfettare le zone. Agli esfolianti. quando l’acne è più seria, si affianca L’utilizzo di antibiotici. nella classe delle tetracicline, dei macrolidi, delle lincosamidi. Queste sostanze hanno lo scopo di ridurre la produzione di acidi grassi e, di conseguenza di contenere lo stato infiammatorio. Danno buoni risultati e di solito sono anche ben tollerati. Per i casi più difficili (acne pustolosa. cistica), per i quali le terapie precedenti non hanno dato frutti, si usano farmaci a base di isotretinoina, assunti per bocca. Sono molto potenti però teratogeni. Vanno usati con molta cautela. Queste le terapie generali: va aggiunto che per le donne esistono altre cure a base di ciproterone acetato associato a estrogeni per abbassare la quota di androgeni: la pillola anticoncezionale li contiene e per questo viene prescritta nella cura dell’acne”.

Terapie diverse. più o meno efficaci, più o meno sicure. Tutte. Però, da seguire sotto stretto controllo medico. Il “fai-da-te” nei casi di acne è pericolosissimo e nella migliore delle ipotesi totalmente inutile. Utilissime, invece, sono certe norme igieniche che il paziente deve adottare a casa. Per esempio, la pulizia. Occorre lavarsi almeno due volte al giorno, usando acqua e sapone specifico. I detergenti da evitare sono quelli troppo disseccanti o a base di zolfo: che e comedogeno.

Un’altra norma da rispettare e quella di non tormentare continuamente i comedoni e i brufoli; non vanno mai schiacciati, soprattutto quando il comedone è chiuso. In questo caso è meglio inciderlo leggermente con un ago sterile, spremerlo poi delicatamente, fare uscire tutto il materiale accumulato, disinfettarlo e applicare una crema o un gel antibiotico. Anche la pulizia dall’estetista è affare delicato, se fatta da mani non esperte. Meglio quindi evitarla. E da evitare sono anche, per le donne, i fondotinta troppo coprenti, le creme nutrienti, fard e terre colorate. Alleato prezioso è invece il sole, che facilita l’esfoliazione dell’epidermide e disinfetta; in sua mancanza danno benefici, seppur lievi, le lampade Uva.

Nel 99% dei casi L’acne guarisce, si tira un sospiro di sollievo, ma non è detto che i problemi siano finiti. Capita spesso che questo disturbo abbia lasciato il segno: cicatrici più o meno profonde. Sono questi i segni che tutti temono, e che si trasformano, per chi li deve portare permanentemente, in veri e propri complessi. Che fare? “Dal momento della guarigione bisogna lasciare passare almeno un anno, occorre che la pelle si normalizzi per decidere come intervenire per eliminare i segni e le cicatrici”.

“Le metodiche più usate, con ottimi risultati a carattere definitivo, sono la dermoabrasione e il peeling chimico. La prima consiste nel passare sulla zona interessata una spazzola rotante, che elimina le cicatrici e fa pelle liscia. Il secondo e un trattamento che prevede l’uso di acidi capaci di bruciare la parte superficiale dell’epidermide, fino ad arrivare al derma. In entrambi i casi si formano delle croste, che entro 15/20 giorni cadono e lasciano il posto alla nuova pelle. Per piccole zone da trattare questi interventi sono ambulatoriali, con anestesia locale: per zone più estese è necessario il ricovero di uno o due giorni in clinica, con anestesia generale. Dopo L’intervento il paziente deve evitare la luce per circa dieci giorni. Sono tutti interventi che vanno eseguiti soprattutto durante l’autunno e L’inverno, quando il sole è poco. Un’altra metodica utilizzata nel caso di poche cicatrici sono le iniezioni di collagene, che riempiono il vuoto. Vanno ripetute due o tre volte L’anno, perchè il collagene viene, nel giro di alcuni mesi, assorbito dai tessuti, e il suo effetto svanisce”.

redazione

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