I nei della pelle devono essere sorvegliati speciali. Controllarne aspetto e forma, infatti, ci consente di prevenire il melanoma, un tumore della pelle molto aggressivo. Ma come si può tenere sotto controllo la situazione e riconoscere un neo maligno? Vediamolo insieme.
Per eseguire questa importante verifica si può applicare la cosiddetta regola dell’ABCDE, che permette di distinguere un neo sospetto da uno sano. In questa regola, ogni lettera corrisponde a una caratteristica specifica del neo esaminato.
I nevi di Sutton (che prendono nome dal dermatologo che li ha descritti per primo), hanno la caratteristica di essere circondati inizialmente da un alone più chiaro per la presenza di una minore quantità di melanina. Per cause ancora sconosciute, pian piano il nevo schiarisce e scompare del tutto, al suo posto si forma una macchia bianca. Nei mesi successivi la chiazza bianca tende a ripigmentarsi dando luogo ad una pelle normalmente colorata, come se il nevo non fosse mai esistito. Non bisogna preoccuparsi perché non si tratta di un fenomeno pericoloso, tuttavia è sempre meglio farlo controllare periodicamente da un dermatologo.
La videodermatoscopia è un esame eseguito dal dermatologo con un microscopio collegato ad un computer che digitalizza l’immagine e la ingrandisce. In pratica, si appoggia sul neo una telecamera simile a una lente di ingrandimento, che vede il neo in profondità. È un esame indolore che permette di sapere senza incertezze se si tratta di un melanoma. E di stabilirne la gravità. ”Ciò permette anche una osservazione degli strati profondi del neo oltre a quelli superficiali. Tale esame è completamente indolore e può essere eseguito in pochi minuti.
Oggi l’intervento chirurgico per asportare il melanoma si fa in day hospital e in anestesia locale. Il tumore viene eliminato con uno speciale bisturi che scava in profondità. E si può guarire anche se la malattia è in fase avanzata, grazie alla linfoscintigrafia. Durante l’operazione, il chirurgo inietta nella zona intorno al tumore una sostanza radioattiva che permette di individuare il linfonodo sentinella e di capire così se il tumore si è diffuso anche agli altri linfonodi. Il chirurgo manda ad analizzare un piccolo campione del linfonodo sentinella e, se questo contiene cellule maligne, con un secondo intervento lo toglie insieme ai linfonodi vicini. In questo modo non si rischia che il tumore si diffonda.
Guarda il video in cui il prof. Antonino di Pietro spiega il funzionamento degli esami diagnostici dei nei.
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