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Arrossisci spesso? Non è vergogna

Quel colorito acceso è una lesione cutanea: si chiama Couperose ed è l’anticamera della Rosacea. La cura? Idratazione, sieri e, nei casi più gravi, antibiotici

Spesso arrossire non ha nulla a che vedere con le emozioni, siano esse di vergogna, rabbia o imbarazzo. Attenzione però a non sottovalutare quel rossore del volto, derubricandolo a semplice inestetismo. «Un colorito troppo acceso in viso, se persistente e non motivato da forti emozioni o sbalzi di temperatura, è un segnale da non trascurare perché può nascondere un vero e proprio problema della pelle», spiega il professor Antonino Di Pietro, dermatologo e direttore dell’Istituto Dermoclinico Vita Cutis di Milano. «Il rossore, sia in viso sia in altre zone del corpo, è sempre legato a una eccessiva dilatazione dei vasi sanguigni del derma e a un relativo maggior afflusso di sangue nella pelle. Nel tempo i vasi sanguigni possono deformarsi e perdere elasticità, come fossero palloncini gonfiati e sgonfiati troppo a lungo. In questi casi il rossore diventerà cronico: non si parla più di un comune e transitorio eritema, ma di eritrosi, ovvero una patologia dermatologica».

Le lesioni permanenti della pelle, spesso localizzate a livello delle guance, si chiamano tecnicamente couperose e possono anche degenerare in rosacea, una dermatosi cronica che al rossore accompagna la comparsa di papule e pustole, simili a foruncoli. «Alle prime e persistenti manifestazioni del rossore è bene rivolgersi a uno specialista, altrimenti l’alterazione della forma e della consistenza dei capillari potrebbe essere irreversibile e portare all’invecchiamento precoce del derma. Il maggior afflusso di sa-gue nella pelle è inversamente proporzionale alla velocità della circolazione sanguigna; inoltre le cellule cutanee ricevono meno ossigeno e rallentano il proprio metabolismo. Tutto ciò porta a una minore produzione di collagene ed elastina e al conseguente invecchiamento cutaneo».

Non va sottovalutata nemmeno la temperatura superficiale, causata dalla dilatazione dei capillari e dal ristagno di liquidi nelle cellule. «La pelle diviene così terreno fertile per la proliferazione degli acari, corresponsabili delle chiazze scarlatte e persistenti dell’eritrosi e delle pustole della rosacea, patologia che in Italia affligge oltre 3 milioni di persone. Se si è predisposti oppure si ha familiarità con la malattia i primi disturbi compaiono già verso i 20-30 anni, con maggior incidenza tra le donne perché hanno una pelle più sottile e delicata».

Esiste una prevenzione?

«Innanzitutto è bene mantenere la pelle sempre idratata, usando buoni prodotti, sieri o creme dermorigeneranti e antiaging a base di fospidin: l’obiettivo è proteggere l’epidermide, ma anche irrobustirla. In caso di rossore antiestetico si possono utilizzare creme con brimonidina, che causa un temporaneo restringimento dei capillari. Se ci sono papule e pustole può essere utile applicare ogni sera una crema a base di ivermectina. Nei casi più gravi, quando la rosacea è molto diffusa, con lesioni profonde e infiammate, si consiglia l’assunzione di un antibiotico per bocca, tipo doxiciclina, a basso dosaggio. Esistono anche tecniche di microchirurgia non invasive, che può eseguire il dermatologo, quali il laser e la luce pulsata: in 5-8 sedute, a distanza di 15 giorni ciascuna, il problema dovrebbe risolversi».

di Camilla Tagliabue

Prof. Antonino Di Pietro

Dermatologo Plastico a Milano - Fondatore e Direttore Istituto Dermoclinico Vita Cutis

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