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Il casco non provoca la calvizie

I capelli “rotti” vengono rimpiazzati. Ma per chi è predisposto alla pelata, un copricapo pesante può aggravare la situazione

Chi ha più di cinquant’anni è probabile abbia avuto i nonni che sono stati al fronte durante la Prima guerra mondiale. Ed è possibile che fossero calvi o con pochi capelli. A noi bambini veniva allora spiegato che la ricorrenza di teste lucide fra gli avoli era dovuta agli elmi da soldato che avevano dovuto portare per anni e che avevano soffocato i loro capelli. Era la versione familiare “primi anni Sessanta” di una convinzione piuttosto diffusa, che considera i copricapo nemici giurati di una chioma sana e rigogliosa o, addirittura causa diretta della calvizie. Verità o mito da sfatare?

Per l’occasione si potrebbe ribaltare un comune modo di dire, azzardando un “Non è vero, ma fino a un certo punto”. In termini generali è ovvio che sarebbe meglio che i cappelli non stringessero né pesassero sul capo, non solo per un’ovvia questione di comodità, ma anche per lasciare “respirare” la testa e per evitare di frizionare e spezzare i capelli. Ci sono però copricapo particolari, come appunto gli elmi dei soldati, oppure i caschi dei motociclisti, che leggerissimi non possono esserlo (altrimenti a che servirebbero)? E così, in effetti, non sono esattamente l’ideale per la traspirazione del cuoio capelluto e per di più possono davvero premere e rompere i capelli. Però se non si indossano a lungo e se la criniera è in buona salute il danno è molto relativo, anche perché i capelli che si rompono vengono rimpiazzati.

Se però chi porta il casco, o l’elmetto, è destinato alla calvizie per ragioni ereditane oppure soffre, per esempio, di dermatite seborroica, o di altre condizioni che fanno soffrire da sé pelle o capelli, allora il microtraumatismo meccanico ripetuto e l’aumento di temperatura all’interno del copricapo potrebbero aggravare problemi che già esistono «Tutto ciò è sensato», precisa il professor Antonino Di Pietro, direttore dell’Istituto Dermoclinico Vita Cutis, di Milano, «tuttavia è possibile che il continuo sfregamento su peli e capelli, protratto per lungo tempo, possa causare microtraumi sul bulbo (in pratica il capello viene continuamente e ripetutamente tirato) con sofferenza sui microvasi che portano nutrimento alle cellule. Il processo infiammatorio cronico può causare allora una fibrosi che interessa lo stesso bulbo e determina la perdita del capello. Tale fenomeno si osserva comunemente sulle gambe degli uomini sopra le caviglie, ove, per il continuo sfregamento dei calzini si creano caratteristiche zone glabre».

Però se è vero che caschi ed elmi possono dare qualche spinta alla perdita dei capelli è anche vero che i cappelli possono essere invece una protezione da “insulti” degli agenti atmosferici e dagli sbalzi di temperatura. Se per esempio si vive in una città con aria molto inquinata anche i capelli, come il resto dell’organismo, soffrono di più. In questi casi un copricapo della giusta circonferenza e del giusto peso possono essere uno “scudo” in più. Se invece si è proprio costretti al casco o all’elmo, ci si può comunque consolare con il fatto che questi “pesi” si indossano in situazioni in cui è più importante proteggere la testa che non ciò che la ricopre. «E in ogni caso», aggiunge Di Pietro, «per i motociclisti io consiglio sempre di indossare un sottocasco leggero in cotone o seta, per evitare i continuo sfregamento direttamente sui capelli e un ripetuto micro strappo a ogni movimento del casco».

di Luigi Ripamonti

Prof. Antonino Di Pietro

Dermatologo Plastico a Milano - Fondatore e Direttore Istituto Dermoclinico Vita Cutis

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