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Punture di vespa: come evitare lo shock anafilattico

E’ delle ultime ore la notizia di un uomo deceduto per shock anafilattico in seguito a una puntura di vespa. E’ una caso, questo, con diversi precedenti soprattutto nel periodo estivo, quando a molte persone capita di essere punte da insetti come vespe, calabroni e api, per poi morire a causa di una fortissima allergia.

Ma come si può evitare di giungere a tali situazioni estreme? Quando si viene punti è di fondamentale importanza valutare con prontezza la risposta dell’organismo. Una reazione locale come un eritema o un indurimento accompagnato da prurito è un fenomeno normale.

Nei casi in cui in seguito alla puntura si è, invece, interessati da angioedema, ossia dalla comparsa di notevole gonfiore, prevalentemente sul viso, occorre rivolgersi nell’immediato al pronto soccorso, dove il paziente sarà sottoposto a forti dosi di antistaminici e cortisonici. Può anche accadere che il gonfiore raggiunga la parte bassa della gola, provocando problemi respiratori, voce roca e tosse con timbro “abbaiante”. Si tratta del cosiddetto edema della glottide e come nella prima situazione occorre recarsi al più presto in un pronto soccorso.

Nei casi estremi, la reazione allergica può condurre infine a uno shock anafilattico, ovvero una seria vasodilatazione, accompagnata da calo della pressione arteriosa e perdita di coscienza fino alla morte. In situazioni simili è necessario l’intervento immediato di un medico anestesista per la somministrazione di farmaci anti-shock come l’adrenalina.

Per le persone che sanno con certezza di essere allergiche, il medico può valutare la possibilità di prescrivere una “terapia salvavita”: adrenalina da iniettare autonomamente attraverso apposito dispositivo, da portare sempre con sé e da usare in caso di puntura, in modo da avere la giusta copertura di tempo utile per recarsi in pronto soccorso.

Prof. Antonino Di Pietro

Dermatologo Plastico a Milano - Fondatore e Direttore Istituto Dermoclinico Vita Cutis

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