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I nei dannosi si riconoscono e si eliminano così

Continuiamo questa settimana la serie di articoli dedicati ai nei, cioè alle macchie della pelle, di forma regolare, piatti o in rilievo che possono avere un colorito marrone chiaro o testa di moro.

Dopo aver visto nelle scorse settimane che cosa sono, come si riconoscono rispetto alle altre macchie e perché alcune persone ne hanno tanti e perché invece, altri ne hanno pochissimi e avere visto poi come si possono eliminare i nei che creano un disturbo estetico, questa settimana parleremo delle macchie che somigliano ai nei ma che possono essere dannosi: i melanomi, cioè i tumori della pelle che, se diagnosticati in tempo, si possono togliere senza lasciare traccia. Quindi vi daremo una serie di accorgimenti che vi permettono di distinguere i nei da queste macchie sospette e vedremo, poi, quali sono le tecniche utilizzate per l’asportazione dei melanomi. Infine scopriremo perché è importante effettuare una diagnosi precoce nel caso del melanoma. Infatti solo in questo modo possiamo avere una guarigione completa.

Come nelle precedenti puntate, anche questa volta ho interpellato due grandi esperti dermatologi e membri della Società Internazionale di Dermatologia Plastica e Oncologica (Isplad): il famoso professor Antonino Di Pietro, dermatologo a Milano e presidente dell’Isplad, e il dottor Ignazio Stanganelli, dermochirurgo, responsabile del Centro di Dermatologia Oncologica dell’Ospedale Niguarda di Milano e ricercatore dell’Istituto per la Ricerca e lo Studio dei Tumori della Romagna (Irst) e dell’Azienda Unità sanitaria locale di Ravenna. Infatti la terapia dei nei è in due tempi: riconoscere dermatologicamente se i nei sono o non sono pericolosi e, quindi, decidere se lasciarli e tenerli sotto controllo o se invece intervenire chirurgicamente.

Che cos’è esattamente un melanoma?
Il melanoma è un tumore della pelle che, come tutte le altre forme di tumore, dipende dal fatto che alcune cellule impazziscono e cominciano a riprodursi in maniera assolutamente incontrollata e dannosa per la salute. In questo caso le cellule che diventano aggressive sono i melanociti. Sono proprio queste cellule quelle che conferiscono il colore chiaro o scuro della nostra pelle e che, aggregandosi, formano i nei. Il melanoma può svilupparsi su una pelle liscia e di colorazione normale oppure crescere sopra un neo preesistente e nelle prime fasi di sviluppo è molto simile a un neo, almeno alla vista di un occhio non esperto.

E quali sono le differenze tra un neo e un melanoma?
Le differenze tra un neo e un melanoma possono essere generalmente individuate ricorrendo a una semplice regola chiamata l’ABCDE, per cui a ogni lettera di questa sequenza corrisponde una caratteristica che permette di distinguere, appunto, il semplice neo dal melanoma. Alla lettera A corrisponde la parola asimmetria che si riferisce alla differente forma che hanno i nei rispetto ai melanomi. I nei, infatti, sono simmetrici, cioè se immaginiamo di tagliarli in due, avremo due parti che, più o meno, coincidono tra loro, un po’ come le pagine di libro aperto. Il melanoma, invece, non è simmetrico: metà melanoma può avere una forma e l’altra metà essere completamente differente.

Veniamo alla lettera B, che cosa indica?
La lettera B si riferisce ai bordi della macchia che dobbiamo esaminare. I bordi regolari sono tipici dei nei, mentre i melanomi hanno bordi irregolari definiti a carta geografica perché sembrano disegni di isole raffigurate su una mappa.

Invece la lettera C a che cosa si riferisce?
La C indica il colore: il neo ha una colorazione uniforme, marrone chiaro o testa di moro. Il melanoma, invece, può essere di vari colori: nero, oppure bruno, rosa, rosso  e persino blu. In molti casi il melanoma si distingue perché presenta più colori contemporaneamente e questi sono distribuiti in maniera disomogenea sulla macchia.

Veniamo alla lettera D: che cosa indica?
La lettera D indica la dimensione. Se la macchia supera i sei millimetri di diametro deve essere studiata attentamente, in particolare se insorge e modifica la sua grandezza dopo l’adolescenza.

Infine c’è la lettera E. Che cosa indica?
La E sta per evoluzione, crescita. I nei rimangono costanti o crescono molto lentamente con il passare degli anni. I melanomi, invece, possono crescere, e allargarsi rapidamente, anche nel giro di pochi mesi. Se un paziente ravvisa due o più caratteristiche tra quelle della regola dell’ABCDE su una macchia della pelle, raccomando che si sottoponga a una visita di controllo dal dermatologo. Bisogna però aggiungere che esistono persone maggiormente a rischio melanoma rispetto ad altre.

E quali sono le persone maggiormente a rischio di altre?
Tutti coloro che hanno una pelle molto bianca, facile alle scottature solari, e soggetta a sviluppare efelidi quando si espone al sole. Solitamente queste persone presentano sul corpo un numero di nei molto alto, superiore ai trenta che sono considerati la normalità. La delicatezza di questa cute è tale che eventuali lesioni dovute a scottature solari possono, nel tempo, evolversi in melanomi. Poi vengono quelle persone con familiari che, a loro volta, hanno sviluppato un melanoma. Tutte queste persone devono sottoporsi a una visita annuale dal dermatologo.

A che genere di visita devono sottoporsi annualmente?
Il neo sospetto e tutte le altre macchie in un primo momento sono esaminate a occhio nudo per vedere se rispondono effettivamente a quel criterio di valutazione, l’ABCDE, che abbiamo descritto in precedenza. Quindi, il medico procede con una diagnosi attraverso strumenti che permettono di vedere con un maggiore ingrandimento altri dettagli della stessa macchia. Il più usato tra gli strumenti diagnostici è il dermatoscopio, cioè un apparecchio di dimensioni ridotte, composto da una lente di ingrandimento e una luce, che serve, appunto, a guardare con maggiore precisione la forma della macchia e la disposizione delle cellule che la compongono. Dopo aver applicato una goccia di olio trasparente sulla lesione, il dermatologo appoggia la lente di ingrandimento sulla macchia per esaminarne le caratteristiche. Questo è l’esame di routine per il controllo delle macchie sospette.

Quali altri strumenti sono usati per individuare le macchie sospette?
Il videomicroscopio, uno strumento costituito da una minitelecamera collegata a un computer. Questo strumento ha le stesse funzioni di un dermatoscopio ma la sua capacità di ingrandimento e di definizione dell’immagine è maggiore. La telecamera può ingrandire l’immagine della macchia e, grazie al computer, possiamo registrare le immagini dei nei sospetti in modo da evidenziare se vi è mutamento di forma, colori e dimensioni della lesione, controllo dopo controllo. Vi è poi un’altra possibilità, quella di usare lo stereomicroscopio, dotato di collegamento al computer come il video microscopio, uno strumento che permette una visione della macchia ancora più agevole perché si osserva la macchia della pelle attraverso due oculari, cioè due lenti, e non con un occhio solo, come nel caso del dermatoscopio. Tutti questi esami permettono una diagnosi più precisa che, unita alla visita, permette al dermatologo di decidere se eliminare o no il neo sospetto.

Come si consiglia di eliminare il neo sospetto?
È necessario farlo chirurgicamente, in un ambulatorio specializzato o in ospedale, con lo stesso procedimento che si usa per l’eliminazione dei nei per motivi estetici. Il dermochirurgo esegue l’operazione in anestesia locale e procede avendo cura di rimuovere non solo la macchia ma anche una parte di pelle sana attorno a essa, andando in profondità fino a raggiungere il grasso cutaneo. L’intervento non è doloroso e la dimissione del paziente avviene in giornata. Si raccomanda al paziente dopo l’intervento di proteggere la ferita per almeno una o due settimane cambiando le medicazioni, evitando il contatto con l’acqua impedendo che la parte si bagni se fa il bagno o la doccia. A questo punto, però, il dermatologo non ha ancora finito il suo compito.

Che cosa deve fare ancora il dermatologo, dopo l’intervento?
Deve studiare il neo asportato, attraverso il cosiddetto esame istologico, per comprendere se si tratta di un melanoma  oppure no. Se l’esame conferma il sospetto di melanoma bisogna richiamare il paziente per eseguire un’ulteriore rimozione di pelle. In presenza di un melanoma inferiore ai due millimetri di spessore, chiamato dai medici sottile, va rimossa una striscia di cute di un centimetro dal margine della cicatrice. Invece, in caso di melanoma con spessore superiore a due millimetri, chiamato melanoma profondo, l’ampliamento sarà maggiore e va valutato caso per caso. Inoltre, quando siamo di fronte a un melanoma con spessore uguale o superiore a un millimetro, si valuta se il tumore si è diffuso attraverso la tecnica del controllo del linfonodo sentinella, che permette di verificare se il tumore si è propagato o no.

In che cosa consiste il controllo del linfonodo sentinella?
Il medico effettua questo esame nello stesso momento in cui pratica l’ampliamento della rimozione di pelle. L’esame consiste nell’immettere una piccola quantità di  una sostanza blandamente radioattiva nella sede del melanoma per vedere se questa sostanza si diffonde alle ghiandole circostanti. Se ciò accade significa che il melanoma si è diffuso e il disturbo smette di essere solo dermatologico e richiede il consulto di un oncologo, che provvederà a scegliere la terapia più adatta. Si tratta comunque di un evento molto raro scongiurabile grazie alla diagnosi precoce.

Si guarisce in maniera definitiva dal melanoma?
Sì. Le percentuali di guarigione superano il 95 per cento dei casi, specialmente quando il paziente ha avuto l’accortezza di farsi visitare regolarmente ogni anno e quindi la diagnosi di un eventuale melanoma è stata fatta precocemente, prima che la malattia si potesse sviluppare e andare in profondità. Per questo è bene ricordare la regola dell’ABCDE. Si raccomanda di non esitare a sottoporsi a una visita dermatologica, regolarmente: la diagnosi precoce è fondamentale per sconfiggere questo nemico della pelle.

Di Giulio Divo

redazione

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