Prof. Dr. Antonino Di Pietro

Agiscono con due modalità diverse. Riempiono le rughe nei punti in cui il tessuto si è svuotato, e stirano i fibroblasti, cellule del derma che vengono così indotte a produrre più collagene, la principale proteina della pelle. Inoltre, aiutano a prevenire la naturale degradazione del collagene associata all’invecchiamento biologico. Questo, secondo uno studio dell’università del Michigan, è il meccanismo di azione dei filler a base di acido ialuronico, dispositivi medici usati per spianare rughe e ritrovare un aspetto giovanile. Senza passare dal chirurgo.

Le rughe possono essere di quattro tipi: di espressione, come le zampe di gallina intorno agli occhi; da gravità, intorno a naso e labbra; da posizione che derivano, per esempio, dall’aggrottare spesso la fronte e da fotoinvecchiamento causate da eccessiva esposizione ai raggi del sole.

L’idea di ricorrere ai filler per appianarle tenta molte donne, ma non sempre il ritocco, casalingo o medico, avviene senza effetti collaterali indesiderati.

I filler sono presidi medico chirurgici: andrebbero manipolati solo da medici esperti, non da estetisti, ammonisce Antonino Di Pietro, presidente dell’Isplad, Società di dermatologia plastica-estetica e promotore dell’Osservatorio termoplastico, un archivio che raccoglie le segnalazioni di pazienti deturpati da trattamenti inadeguati. Esistono due categorie di filler con effetti clinici e risultati estetici assai diversi: i filler riassorbibili, a base di acido ialuronico o collagene, sono compatibili con l’organismo e, nel giro di qualche mese, sono riassorbiti senza lasciare traccia. Invece, i filler permanenti, a base di silicone liquido o di metacrilati, una volta inseriti non si degradano, ma si spostano creando antiestetici cordoni in rilievo, causando infiammazione o rigetto e generando granulomi cutanei. Senza contare che quelli a base di silicone sono vietati dal ministero della Salute. Ma molti pazienti non lo sanno.

Di Cristina Serra