salvare la pelle (e L’ANIMA)

Mai state (domanda indiscretissima) da un chirurgo estetico? Insieme all’amica del cuore, rinchiuse come mucche pazze nel box d’attesa in vetro satinato. Da uno spiraglio si intravede un viso femminile con due cospicue labbra violacee. Appena fatte? Visita di controllo? Infiammazione? Arretrando come un gambero, la signora saluta e sgattaiola via, dando le spalle fino all’uscita. Che cosa fai per ‘essere a posto’: vitamine, acido ialuronico, lipofilling? Sì, ma non dirlo, per carità! Vuoi un buon indirizzo? Eccolo. Io però non te l’ho mai dato. Negare, negare sempre. Ai primi del secolo anche il rosso per le guance era tabù. Per non parlare dei capelli tinti. La famosa cantante è ben oltre i 70. C’è poco da mistificare, ha vinto uno dei primi Sanremo. Eppure il viso è fresco, le labbra turgide. “Come si tiene così in forma?”. “Dormo molto. Mangio poco. Niente fumo…”. D’accordo. Ma certo. E allora viva la sincerità di Cher, con i suoi glutei impudichi e i suoi zigomi antigravità: che cosa resta, della sua struttura originaria? Forse lei stessa non lo ricorda più. Una vera signora no. Una vera signora queste cose non le fa. Una vera signora si tiene le sue rughe, i siparietti sopra gli occhi e i seni penduli, unica ‘bella dentro’ nei salotti pullulanti di coetanee con le labbra a wurstel e la mimica paralizzata. Ci sarà pure un modo di salvare pelle e anima. Ci sarà una ‘terza via’ tra il grottesco e la crudeltà delle leggi di natura. Tra il gonfio omologato (labbra ipertrofiche, naso al minimo, zigomi slavi e sguardo catatonico) e il cadente personalizzato. Tra il trans-giovanile e lo chic terza età. Ci sarà un bon ton a cui attenersi. I chirurghi estetici si lamentano. Non è bello non poter mai firmare i propri capolavori. “Si sente parlare solo dei disastri: la liposuzione-killer fatta in un retrobottega di parrucchiere o i lifting-faccia di gomma” dice Maurizio Vignoli, specialista in chirurgia plastica ed estetica, studio a Milano e Bologna. “Ma di un lavoro splendido non si dice nulla. La signora che hai fatto felice ti incontra al bar e fa finta di non conoscerti. E’ un problema soprattutto per i pazienti: non chiedono l’indirizzo al medico curante perchè si vergognano. Il chirurgo lo scelgono sulle pagine gialle o domandano all’estetista prezzolato. A loro rischio e pericolo”. Le anglosassoni sono più spregiudicate: “Sanno riderci sopra” conferma Valerio Perrone, che dirige il reparto di chirurgia plastica ed estetica della clinica milanese La Madonnina. “La moglie di Reagan va tranquillamente al Manhattan Hospital per farsi il lifting. Lì prevale il pragmatismo: ci si opera per migiiorare la qualità della vita. In Germania il 60 per cento degli interventi li passa la mutua. Qui non si dice nemmeno ai parenti stretti. Neanche al marito, che pure non si fa problemi, e apprezza una moglie più in forma: a Londra vengono a operarsi parecchie arabe, con mariti e figli al seguito”. Patrizia B., 54 anni, plurioperata, di quelle che la psicoanalista americana Louise J. Kaplan, autrice del fondamentale Perversioni femminili, classificherebbe come ‘automutilatrice con tendenza polichirurgica’, in poco più di dieci anni ha fatto seno (troppo piccolo), liposuzione (culotte de cheval), due lifting, palpebre e labbra oltre, naturalmente, all’ordinaria manutenzione a base di acido ialuronico. “Sui lifting” ammette “non sono mai stata esplicita con mio marito. La prima volta gli ho detto che volevo levarmi un po’ di pelle sotto il mento. La seconda gli ho parlato di “mini lifting”, anche se non era mini per nulla. Intendiamoci: sono felicissima dei risultati. Ma non è facile parlarne. Della lipo magari sì, delle iniezioncine pure, ma del seno, per esempio… è troppo intimo, rivela velleità seduttive”. Conferma Maurizio Vignoli: “Il seno è il tabù assoluto. Più facilmente si ammette l’intervento al naso: magari con la scusa di un’imperfetta respirazione, di una brutta caduta da piccoli. Si parla abbastanza degli interventi che correggono i difetti di nascita, molto meno della chirurgia che lavora sui segni del tempo. E gli uomini si nascondono più delle donne”. Rifatta io? Per carità. Solo dieta, massaggi, ginnastica. Ma quella bocca, scusi? Che ginnastica è? Ride la scrittrice Barbara Alberti: “Fosse vero! Si potesse tornare toniche, radiose, con la pelle di pesca! Un ‘pezzo’, tanti anni fa, me lo sono corretto anch’io, non dirò quale. Ero complessatissima, poi sono stata felice. Non so se è giusto dirlo, se sia meglio la spudorata o quella con la bocca a salsiccia che nega fino alla morte. Mi astengo dal dare consigli. E chi mi dice che prima o poi non corra anch’io dal chirurgo per un lifting totale? Come Katharine Hepburn, donna intelligentissima, che a 80 anni si è guardata allo specchio e si è detta: “Adesso basta”. E’ il rattoppo, che non voglio. Le maschere tragiche tutte uguali che vediamo aggirarsi per via Condotti e via Montenapoleone”. Ma c’è ancora chi chiede facce del genere? “Le chiedono, eccome” dice Perrone. “Preferiscono farsi sfigurare pur di negare l’età. Vogliono modellare i loro lineamenti sull’immaginario maschile. Mi è successo di rifiutarmi, anche se non è difficile trovare chirurghi compiacenti”. La giornalista Lina Sotis ricorda una bella signora francese conosciuta in Brasile, madrepatria delle bellezze al bisturi: “A un certo punto le ho proposto di darci del tu, convinta che si trattasse di una coetanea. Era una donna esile, bionda, con una pelle soave. Finchè non mi ha detto di aver vinto il concorso di Miss Francia nel ’37. Ho fatto un rapido conto: non aveva meno di settant’anni. Dall’altra parte ci sono quelle facce terrorizzanti che girano per Milano: per carità. Tra una brutta giovane e una bella vecchia preferisco la seconda. Leggiamo James Hillman, quello che dice nella Forza del carattere”. “Bisognerebbe forse, per il bene della società, proibire la chirurgia cosmetica?” scrive il grande psicoanalista. “Considerare il lifting un crimine contro l’umanità?”. Continua Lina Sotis: “Semmai mi farò attrarre dalla piccola manutenzione. Un anno fa, con qualche iniezioncina, mi hanno tolto una ruga sulla fronte. Prima o poi accontenterò mio marito: vorrebbe che mi levassi le tendine che ho sugli occhi. Ma queste cose vanno sempre dichiarate, come l’età. Sono per la massima trasparenza”. Antonino Di Pietro, dermatologo plastico milanese, è convinto che il muro di omertà sia prossimo a crollare: “Almeno riguardo agli interventi meno invasivi, come le iniezioni: c’è un boom di richieste. L’ultima frontiera è l’acido ialuronico naturale, che stimola la pelle a riprodurre il suo naturale turgore. I confini tra bellezza e salute si fanno più labili: ci si cura per stare meglio. Perchè vergognarsene?”. Non si vergogna affatto Roberta Tatafiore, disincantata osservatrice del costume: “Sono entusiasta di tutto ciò che aumenta le possibilità di scelta. Detesto il moralismo di chi si oppone” dice. “La cura di sè passa anche attraverso la tecnologia. Io, per esempio, mi rifarei volentieri gli occhi. Non le labbra a canotto, segno di volgarità e omologazione”. E dunque, signore: giù la maschera (ritoccata o nature). Mai state da un chirurgo estetico?

MARINA TERRAGNI

redazione

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